20 giugno 2002


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ALLA VIGILIA DEL SUMMIT DI SIVIGLIA
LE ASSOCIAZIONI AMBIENTALISTE ITALIANE
CON IL GRUPPO DEI VERDI AL PARLAMENTO EUROPEO

DENUNCIANO ALL'UE
IL RISCHIO SVENDITA DEI TESORI ITALIANI

Totò sbarca a Siviglia. Alla vigilia del Vertice dei premier europei nella città spagnola, 13 associazioni ambientaliste italiane ((Legambiente, Wwf, Italia Nostra, Greenpeace, Comitato per la Bellezza, Fai, Inu, Lac, Vas, Marevivo, Lipu, Lav, Associazione Bianchi Bandinelli) denunciano all'Unione europea il gioco di scatole cinesi e gli artifici finanziari per coprire il deficit di bilancio del Decreto Tremonti (DL 63/2002), che oggi è legge dello Stato (l. 112/2002) dopo il voto definitivo del 13 giugno scorso. Quegli artifici finanziari, censurati dal presidente della Banca Centrale Europea, che non intervengono sui problemi strutturali di un disavanzo del PIL che si attesta per l'Italia attorno all'1.3%, e che tendono a portare fuori dal bilancio consolidato dello Stato gli investimenti in infrastrutture, "estraendo" nel contempo valore dal patrimonio pubblico, utilizzato come garanzia fidejussoria per gli investimenti in opere strategiche e come controvalore per operazioni di cartolarizzazione.

Il "Totò truffa" di Camillo Mastrocinque che vende la Fontana di Trevi è stato assunto a simbolo della campagna di denuncia delle associazioni ambientaliste, che oggi sbarca a Siviglia. A lanciare l'allarme, più di un mese fa, è stato il cartello delle associazioni ambientaliste, con una lettera al Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi, nella quale le 13 organizzazioni denunciavano i gravi rischi per i gioielli del Belpaese, minacciati dai progetti del Governo italiano per finanziare le grandi opere. Oggi, alla vigilia del Vertice di Siviglia nel quale l'Italia presenterà i suoi conti, le associazioni ambientaliste insieme alla Copresidente del Gruppo dei Verdi al Parlamento europeo Monica Frassoni ribadiscono la denuncia alla Commissione Europea, forti dell'intervento del Capo dello Stato Ciampi che nel promulgare il decreto ha però accompagnato la sua firma con una lettera al Presidente del Consiglio Berlusconi in cui si raccomanda tra l'altro di introdurre al più presto norme di garanzia che sanciscano l'inalienabilità dei beni d'interesse artistico, culturale, paesaggistico.

Le associazioni informano la commissione europea denunciando la strumentalità di un provvedimento che correggendo la manovra finanziaria 2002, istituisce, come è noto, due società per azioni, la "Patrimonio dello Stato SpA", posseduta e gestita dal Ministero dell'Economia e la "Infrastrutture SpA", gestita dalla Cassa depositi e prestiti. Gli ambientalisti italiani sottolineano alla Commissione Europa come nella "Manovrina" voluta dal ministro all'Economia Tremonti sia previsto un trasferimento "forzoso" dei gioielli "made in Italy" alla prima società per estrarne valore allo scopo di realizzare opere pubbliche con operazioni finanziarie al di fuori del bilancio statale, attraverso le "Infrastrutture Spa". In linea di massima, la "Patrimonio dello Stato Spa" avrebbe infatti un unico scopo: acquisire e valorizzare il patrimonio dello Stato italiano. Oggi questo patrimonio ha un valore di libro pari a poco meno di 500 miliardi di euro e, secondo le stime del governo, ha un prezzo di mercato pari a quattro volte il valore di libro, ossia 2.000 miliardi di euro. Sul piano formale però, la "Patrimonio dello Stato spa" è esterna alla contabilità dello Stato e non concorre, quindi, alla formazione del debito pubblico.

Un provvedimento dunque, concepito solo e esclusivamente per far rientrare l'Italia nei parametri indicati dall'Unione Europea nel "patto di stabilità".

"Un artificio e un'acrobazia contabile – dichiarano le 13 associazioni - sul modello del caso Enron, senza precedenti dunque in un paese appartenente all'Ue, che stravolge il concetto di tutela per i beni comuni, (garantito dall'art. 9 della nostra Costituzione) facendone una merce al servizio degli interessi economici, che sembrerebbero ormai prevalere su qualsiasi altra cosa. Evapora dunque l'interesse pubblico e prende forma quello 'aziendale', privato o di gruppo".

Un'operazione questa che a detta di tutti (della Corte dei Conti, del Presidente della Repubblica, del sottosegretario ai Beni culturali Sgarbi), minaccia gravemente tutti i beni dello Stato, ponendo un'immensa ipoteca su un patrimonio della collettività.

Le Associazioni ambientaliste a questo proposito hanno presentato un emendamento salva-monumenti, portato in Parlamento dal relatore Senatore Vizzini, che mettesse al riparo i monumenti nazionali, i beni d'interesse archeologico e gli edifici ad uso amministrativo dello Stato, delle Regioni e degli Enti locali, stilando un elenco per individuare i beni trasferibili e indicare i criteri di gestione dettati dai Dicasteri preposti (Ambiente e Beni culturali). La conclusione del dibattito parlamentare però ha trasformato l'emendamento salva-monumenti in un ordine del giorno-contentino, dimostrando quanto il Governo e la maggioranza non tollerino le voci fuori dal coro della politica dettata dal ministro Tremonti e dal ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Lunardi.

Le Associazioni ambientaliste hanno chiesto, con una lettera inviata alla Presidenza del Consiglio, un incontro con l'On. Silvio Berlusconi, offrendo collaborazione al Governo per risolvere i problemi di salvaguardia dei beni dello Stato connessi al cosiddetto Decreto Tremonti e ribadendo la necessità di alzare per legge il livello di garanzia che deve essere posto sui beni dello Stato che verranno trasferiti alla società "Patrimonio dello Stato S.p.A.".

Pieno sostegno, a nome dei 45 Euro-deputati del Gruppo Verdi/Ale al Parlamento europeo è stato espresso dall'on. Monica Frassoni, presidente del Gruppo, all'iniziativa sulla "Patrimonio S.p.A. delle associazioni ambientaliste e di tutela del patrimonio artistico italiano in occasione del vertice Ue di Siviglia: "Questa iniziativa – ha detto la Frassoni – non solo rappresenta un inganno nei confronti dell'Unione Europea, perché maschera i conti, ma si basa su un approccio che noi respingiamo decisamente, secondo il quale i beni della collettività sono beni di cui un governo può disporre a suo piacimento per realizzare opere, sulle quali, peraltro, ambientalisti e Verdi hanno già espresso forti dubbi e che presentano rischi seri di violazione della legislazione europea. Noi siamo convinti che il patrimonio italiano sia un patrimonio di tutti gli europei e dunque ci sentiamo particolarmente coinvolti in questa battaglia di civiltà e prendiamo fin d'ora l'impegno di attirare l'attenzione delle Istituzioni europee, e in particolare del Parlamento e dei Commissari Solves e Redig sulla vicenda e di ottenerne pieno appoggio per fermare questo scempio annunciato".

Per ulteriori informazioni: Legambiente – tel. 0686268355 - WWF Italia – tel.0684497377