22 novembre 2004


 

 

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DVD OLIMPIADI DI ATENE

UN FILMATO STORICO DELLA VELA AD ATENE, UNA DISCIPLINA SPETTACOLARE CON L'HANDICAP DEL PUBBLICO...
L'Isaf ha recentemente messo in vendita un interessante doppio dvd che ripercorre i gesti tecnici, i colori degli sport velici nelle ultime Olimpiadi di Atene. Immagini intense e spettacolari di una disciplina che pochissimi hanno avuto la fortuna di vedere in tv e dal vivo. La vela, uno sport che non ha goduto del supporto del pubblico né in mare ma neanche a terra per le evidenti difficoltà organizzative. Una situazione cui occorre porre rimedio principalmente per quanto imposto dai Giochi Olimpici, un problema risolvibile soltanto con una organizzazione specifica, un comitato di regata ad hoc per il pubblico. 
Come un centometrista vorrebbe tagliare il traguardo e battere il record del
mondo tra il tripudio di uno stadio in delirio, o come un pallavolista vorrebbe far esplodere la sua gioia e quella del suo team dopo aver messo a terra l'ultimo decisivo pallone, il più importante della sua carriera in una cornice di gente festante, beh, forse anche il surfista di turno o l'equipaggio di un Tornado vorrebbero provare le stesse emozioni, che invece restano confinate nella pur calda ma ristretta "famiglia" degli addetti ai lavori.

di Alessandro Costanzo Matta

Un’offerta a 360 gradi di forte ed elegante impatto visivo è quella presentata dall’ISAF nei due dvd sulla grande vela olimpica di Atene 2004.
Un reportage di oltre quattro ore e mezza, prodotto su licenza del Comitato Olimpico Internazionale, che si apre con suggestivi e quanto mai spettacolari flash dell’Agios Kosmas Centre di Atene.

Il pubblico immenso che nello stadio olimpico di Atene segue il count down mentre si alternano flash su quanto è accaduto in mare nelle due settimane di gare. ll count down raggiunge il suo momento cruciale con l’accensione dell’insolito braciere olimpico a forma di megatorcia da parte dell’ultimo tedoforo, il surfista greco Nikos Kaklamanakis. Poi una panoramica della città di Atene e l'area a terra dedicata alla vela completamente vuota, come a voler ricordare che sui campi di regata resta però sempre il pubblico il grande assente della vela. Anche alle Olimpiadi.

Seguono i brevi commenti dei leader ISAF Paul Henderson, appagato dalla significativa presenza dei media, Göran Petersson e George Andreadis.
Quindi le immagini dei primi scafi, delle prime vele e si viene catapultati all’interno di sequenze adrenaliniche, virate, strambate, scuffiate e recuperi, primi piani degli equipaggi in azione, ingaggi all’ultima bolina, sorprendenti passaggi di boa. Inoltre interviste ai crew leader e ad ogni medaglia d’oro, schede tecniche delle singole classi, diagrammi dei percorsi, i venti dominanti, le regate decisive delle categorie maschile e femminile delle varie classi: 470, Europe, Laser, Mistral, Star, Yngling, Finn, le acrobazie dei 49er e dei Tornado.
Ed ancora le classifiche e per chi ama i dettagli un archivio fotografico ed uno dedicato alle finali. 
D’effetto poi il sapiente mixage di immagini con i cerchi olimpici sullo sfondo, leit motive dell’intero filmato. Un distillato di ben 300 ore di riprese di 15 intensissimi giorni dai numeri sorprendenti: 400 regatanti, 61 nazioni, 126 regate e 54 atleti premiati, un esempio efficace di come anche lo sport della vela possa essere una star d’eccezione davanti alle telecamere.

Tutto bellissimo ed entusiasmante, peccato solo che per rivivere queste emozioni occorra comprare due dvd più di due mesi dopo la fine dei Giochi. Peccato che il pubblico resti ancora il grande latitante anche in palcoscenici di assoluto valore e significato sportivo come le Olimpiadi.
In questi ultimi giorni si è tanto parlato a proposito di alcuni cambiamenti tecnici ad alcune delle classi olimpiche che prenderanno parte a Pechino 2008.
Di come le classi debbano riflettere il tipo di attività svolta nel mondo, qualcosa che rappresenti le migliaia di praticanti ed atleti che per quattro anni tra un Olimpiade e l'altra faticano, gareggiano, inseguendo sempre il sogno più grande, quel gradino più alto di un podio che non è come gli altri.

Ma come un centometrista vorrebbe tagliare il traguardo e battere il record del mondo tra il tripudio di uno stadio in delirio, o come un pallavolista vorrebbe far esplodere la sua gioia e quella del suo team dopo aver messo a terra l'ultimo decisivo pallone, il più importante della sua carriera in una cornice di gente festante, beh, forse anche il surfista di turno o l'equipaggio di un Tornado vorrebbero provare le stesse emozioni, che invece restano confinate nella pur calda ma ristretta "famiglia" degli addetti ai lavori.

Insomma, si discute e dibatte tanto sulla necessità di migliorare i mezzi tecnici per far aumentare lo spettacolo in mare, ma questo spettacolo chi lo deve vedere? Qualcuno forse che tra un'immagine e l'altra dall'universo Olimpiadi ogni tanto vede qualche fugace secondo su quanto accade in mare, oppure chi qualche mese dopo comprerà il dvd di turno in ricordo delle Olimpiadi.
Piuttosto sarebbe bello poter studiare qualcosa per avvicinare il pubblico ad uno sport tanto spettacolare.

"Il problema del pubblico è difficilmente superabile - afferma Vincenzo Baglione, che quest'anno ha assistito alle regate come nemmeno gli allenatori hanno potuto fare, figuriamoci il pubblico. Come fotografo ne ha potuto seguire da vicino tutte le fasi - Occorrerebbe un' organizzazione specifica. Un vero e proprio comitato di regata ad hoc per il pubblico in mare. Con zone autorizzate per delle tribune mobili, costituite da semplici imbarcazioni facilmente trasferibili da un'area all'altra dei campi di regata e timonate sulla base di direttive precise, in base al posizionamento e spostamento dei percorsi di regata, un po' come fatto ad Atene per le barche riservate a troupe televisive e fotografi". 
"Un' unica grande nave, come quella utilizzata in queste Olimpiadi, è utile come postazione fissa -  aggiunge Baglione - ma a mio parere l'impiego di imbarcazioni più versatili e adeguate a tutte le condizioni meteo contemplabili in contesto di regata costituisce una delle soluzioni più abbordabili, in tutti i sensi, economici, di sicurezza e di realizzazione".

A Valencia in previsione della prossima Coppa America stanno cercando di fare qualcosa in tal senso. Saranno poi le regate a dire davvero se la situazione è migliorata. Perché in fondo, a chi lavora per quattro anni come un matto e poi si ritrova nel momento più topico della propria carriera, della propria vita, probabilmente poco importa se ci sono i vari Paul Henderson o Goran Petersson lì vicino a guardare ed applaudire. Troppo netto il distacco tra quanto visto negli stadi, nelle stesse cerimonie di premiazione dei medagliati della vela ed il deserto invece che accoglieva gli atleti nei giorni di gara. Una sorta di circolo chiuso tra i regatanti e gli altri addetti ai lavori ma senza l'altra anima dei Giochi Olimpici, il pubblico.
Ad Atene è mancato e non è stato come avrebbe dovuto essere.
Forse perché frenato dalla logistica di questi sport, forse perché poco invogliato, forse perché trascurato.