20 Gennaio 2004


 

 

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LA PROTESTA DEL JAZZ IN SICILIA 

LA PROTESTA DEL JAZZ GRANDE SOLIDARIETA' PER IL MAESTRO IGNAZIO GARSIA
Il noto pianista, fondatore dell'Associazione Siciliana per la Musica Jazz The Brass Group, ha scelto di compiere un gesto decisamente forte per criticare la politica di sostegno alle attività musicali che vede il mondo del jazz nettamente penalizzato e che è culminata nella decisione della Regione Siciliana di assegnare al patrimonio del Teatro Massimo la sala seicentesca del Santa Cecilia, già promessa a sostegno dell'importante attività jazzistica siciliana.
Fermento fra i politici. Rassicurazioni da parte del Presidente Cuffaro e dell'Assessore ai Beni Culturali Fabio Granata. Leoluca Orlando preparerà un'interrogazione parlamentare.

 
(nella foto il teatro di Santa Cecilia ed il maestro Garsia con il suo pianoforte)

di Alessandro Costanzo Matta e Kristian Guttadauro

20 gennaio - Il maestro Garsia da tre giorni si è incatenato alla pedaliera del suo pianoforte, in un angolo di via Piccola a fianco del Reale Teatro di S. Cecilia, in origine destinato a divenire la Casa del Jazz siciliano, ed invece recentemente inglobato dal presidente della Regione Cuffaro nel fondo patrimoniale della Fondazione Teatro Massimo come sala prove d'orchestra.

E' questa la incredibile vicenda di Ignazio Garsia pianista, direttore d'orchestra, fondatore dell'Associazione Siciliana per la Musica Jazz The Brass Group, organizzazione conosciuta per aver ospitato i migliori artisti che gravitano nel mondo del Jazz e tante altre iniziative fra cui quella didattica.

Non è concepibile infatti vedere un personaggio della sua fama incatenarsi in strada e far sentire umiliati i cittadini palermitani sensibili che conoscono e sanno quanto egli abbia fatto per le attività musicali e in particolare per il jazz. Evidentemente dopo aver esaurito tutti i normali canali di protesta per difendere il diritto ad avere un luogo dove poter suonare la propria musica insieme con tutto il movimento jazzistico palermitano.
E' quasi come immaginare il maestro Muti incatenarsi davanti alla Scala di Milano, è proprio questa l'impressione che desta vedere il noto personaggio siciliano costretto a mille disagi mentre veglia su quella casa che era stata promessa alla musica che ama.

Vigorosa la stretta di mano del maestro Garsia, nonostante il suo sciopero della fame che va avanti ormai da tre giorni non lascia il S.Cecilia, costruzione seicentesca e culla del melodramma italiano che grazie ad un disegno di legge della Regione Siciliana, sarebbe stata la futura Casa del Jazz della nostra “isola appassionata”, che troppo spesso dimentica chi la passione l’ha veramente nelle vene e preferisce dare ascolto a chi su quest’isola non ci vive e costringe a relegare il Santa Cecilia di Palermo a banale ed ingiustificata sala prove, inglobandolo nel fondo patrimoniale della Fondazione del Teatro Massimo.

Sembra aver sprecato l’olio e la fatica l’assessore ai Beni Culturali Fabio Granata, certo di poter consegnare nelle mani appassionate del maestro Ignazio Garsia, che nel frattempo si è dimesso dalla carica di presidente del Brass per non coinvolgere il gruppo nella sua protesta, quello che avrebbe potuto essere un altro gioiello della Musica, da aggiungere al patrimonio artistico e culturale della Sicilia. 
Sono sicuro che l’assessore Granata abbia fatto di tutto per mantenere gli impegni e che non si sia tirato indietro, credo invece che abbia della difficoltà -  afferma Ignazio Garsia – perché esistono delle lobbies musicali potentissime che da Roma controllano il potere della musica in Italia e quindi anche le attività periferiche, e che queste lobbies vedono come un pericolo la nascita di un’orchestra permanente di Jazz: perché se si apre una maglia in Sicilia, sul modello siciliano altre regioni potrebbero aspirare ad avere orchestre regionali di Jazz e siccome il Fus (Fondo Unico per lo Spettacolo), che lo Stato destina prevalentemente alle attività di produzione lirico sinfonica, è sempre stato insufficiente, si sostiene  che sarebbe la fine per le attività concertistiche siciliane”.

C’è sorriso e rabbia nei suoi occhi, ma giusto un velo, per un sogno svanito in cui aveva fermamente creduto e in cui crede ancora oggi.
In un angolo, senza dare fastidio a nessuno, incatenato ai pedali di un pianoforte dalle 15,15 di sabato 17 gennaio, si nutre soltanto di un po’ di brodo caldo, acqua e zucchero e qualche caffè con un goccio di latte. Sotto un gazebo di plastica voluto da domenica da alcuni amici per proteggerlo veglia giorno e notte come una sentinella sul teatro per poi dormire il sonno del giusto, forse sognando “il suo sogno” trasformato in realtà per tutti i siciliani.

Il maestro Garsia conduce la sua pacifica protesta sperando, dice senza farsi illusioni, che “questa iniziativa possa servire a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dei musicisti di Jazz, che ancora oggi vivono la condizione d’essere considerati musicisti di intrattenimento, fruibili cioè in un sushi bar più o meno mondano per sorseggiare un drink tropicale e ciò non è ammissibile perché da trent’anni a Palermo esiste l'attività concertistica, perché la musica jazz è universalmente riconosciuta linguaggio d’arte, perché esistono le cattedre di musica jazz, e non è possibile che nella sola regione siciliana tra Stato ed Enti locali si impegnano oltre duecento miliardi di lire per le produzioni musicali di lirica e sinfonica e non una lira viene destinata per la produzione di musiche “altre”, di musica jazz e di derivazione afro-americana".

Ci sono quattro enti di produzione: il Bellini di Catania, il Vittorio Emanuele, il Teatro Massimo, l’Orchestra Sinfonica Siciliana, ma non esiste un centro di produzione per il Jazz. 
"Il progetto del Brass Group, organizzazione no profit, prevedeva la costituzione di un’orchestra permanente, che funzionasse dieci mesi l’anno - continua a spiegare Garsia - un progetto con cui tra l’altro l’assessore Fabio Granata, una delle persone più sensibili per statura politica, morale e culturale, ha fatto proprie le istanze dei musicisti di Jazz, presentando un disegno di legge che prevedeva la trasformazione del Brass in Fondazione di diritto privato su modello degli enti lirico sinfonici, un’orchestra permanente di Jazz con una sua sede, ed a tale scopo aveva destinato proprio il Real Teatro S. Cecilia, ed è qui che invece oggi si infrange il sogno di creare una “Casa del Jazz”.

L'assessore regionale ai Beni Culturali non è rimasto indifferente alla protesta del maestro Garsia.
"Condivido l'idea di assicurare spazi pubblici per attività teatrali e musicali di Palermo, fra le quali il Brass Group che ha di certo importanza centrale. Non condivido però la forma di protesta prescelta: il Santa Cecilia presto sarà restaurato grazie ai fondi di Agenda 2000 e dunque per almeno due anni non sarà utilizzabile. Inoltre l'assessorato vuole assicurare questo ed altri spazi esistenti alle realtà palermitane, senza però doverlo fare seguendo la spinta di certe proteste. Ecco perchè invito il maestro Garsia a rasserenarsi ad avere fiducia nelle istituzioni", ha spiegato Granata ad un quotidiano.

Distensiva arriva anche la dichiarazione del presidente Cuffaro, sicuro che il Teatro Santa Cecilia ospiterà anche l' "altra" musica, ossia il jazz.
"L'assegnazione del Santa Cecilia al Massimo è una scelta importante per Palermo e per lo stesso Massimo che, come si sa, non dispone di un piccolo teatro. Nella mia decisione sono confortato da un progetto del sovrintendente Carriglio, che investe quelle iniziative, dalle operine alla nuova musica al teatro di parola, che oggi vivono con difficoltà per mancanza di spazi adeguati - ha proseguito Cuffaro - Il Santa Cecilia diventerà sede stabile e di prove dell'orchestra. Così il teatro potrà risuonare ogni giorno proprio come le antiche camere della musica". 

Sta invece preparando un'interrogazione parlamentare Leoluca Orlando, secondo cui "la Regione deve partecipare per legge alla Fondazione Massimo, ma invece di conferire soldi, un assegno, un lingotto, un terreno, un pascolo, un'abitazione, ha assegnato un teatro. Ma non si blocca per le prove uno spazio che può ospitare il jazz che a Palermo ha tradizione antica. E poi, lo dico in punta di piedi e senza vena polemica, Garsia e i suoi suonano in mezzo alla strada mentre si assiste al concentramento di spazi a Carriglio. Non fa bene neanche al maestro che non ha di certo interesse a diventare un parafulmine per ogni saetta". 

Rimane tuttavia un interrogativo che desta qualche perplessità secondo il Maestro Garsia "Perche mai il teatro Santa Cecilia non è stato destinato dalla Regione Siciliana all'amministrazione comunale che l'aveva richiesto in comodato d'uso per le attività musicali?...

Oggi, martedì 20 gennaio, alle 19:00 in via Piccola proprio dall’angolo del maestro Garsia, prenderà vita una jam-session a cui parteciperanno diversi nomi di spicco del panorama jazzistico dell’isola.



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