19 giugno

 

Prima Pagina
 
è un servizio di Albaria nato nel 1998, per evidenziare alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno essere in seguito pubblicati anche sulla rivista Albaria Magazine
 

Meteo
WINDGURU


EUROMETEO

 

Agenzie di stampa

Adnkronos

Agenzia Italia

Ansa

Asca

France Press
Italpress

Reuters

Associated Press


 

 

Prima Pagina
è un servizio di Albaria per evidenziare alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno essere in seguito pubblicati anche sulla rivista Albaria Magazine

 

 

Albaria Magazine
Pubblicazione iscritta il 26/03/1983 al n.10 del Registro della Stampa presso il Tribunale di Palermo
  Tutti i diritti sono riservati
E-mail: albaria@tin.it



Giustizia e Sport

STOP AI MAGISTRATI NELLA GIUSTIZIA SPORTIVA
Il parere del magistrato Lorenzo Matassa. “Mancanza di trasparenza che caratterizza l’accesso alle cariche sportive. Se la questione è esplosa è perché si era superato il limite di guardia…

Arriva lo stop del CSM ai magistrati nella giustizia sportiva. È stata accolta all’unanimità la proposta della quarta commissione, che prevede anche la revoca degli incarichi in corso. Un provvedimento effetto dello scandalo-calcio, ma che investe tutto il mondo dello sport.

di Fabrizio Dalle Nogare

I magistrati non potranno più occuparsi di giustizia sportiva. È arrivata nei giorni scorsi la decisione del Consiglio Superiore della Magistratura, che, riunito in seduta plenaria, ha deliberato all’unanimità a favore della proposta avanzata lo scorso 30 maggio dalla quarta commissione dello stesso CSM. La decisione prevede, oltre al divieto assoluto per i magistrati di ricoprire incarichi all’interno della giustizia sportiva, anche la revoca di quelli in corso.
Entro il 22 giugno i magistrati che ricoprono contemporaneamente le mansioni interessate dal provvedimento dovranno adeguarsi. Attualmente sono 55 gli incarichi sportivi affidati ai magistrati, di cui 26 presso la F.I.G.C.
La nuova interpretazione del dettato normativo non interessa, però, solo il mondo del calcio. Se è vero che il polverone alzatosi all’interno dell’ambiente calcistico ha posto il problema, tuttavia la drastica decisione del CSM è motivata – come spiega il documento approvato – “dall’esigenza di evitare pericoli di appannamento dell’immagine dei valori di indipendenza e imparzialità, con riferimento a singoli magistrati beneficiari di incarichi sportivi e, più in generale, con riferimento all’ordine giudiziario nel suo complesso”.
Una decisione controversa che investe il mondo della magistratura a pochi giorni dall’entrata in vigore del nuovo ordinamento giudiziario.
 

Ne abbiamo parlato con il giudice Lorenzo Matassa, autorevole esponente dell’ambiente giudiziario e oggi componente di una commissione parlamentare inquirente.
 

Nella foto accanto, a sinistra Lorenzo Matassa in occasione della presentazione di uno dei suoi libri. Prima avvocato, poi giudice e quindi sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Palermo, Matassa ha alle spalle incarichi anche di livello internazionale con esperienza anche nelle indagini sulla mafia (sua, ad esempio, è l’inchiesta che portò all’individuazione e alla condanna di tutti i responsabili dell’omicidio di don Pino Puglisi).
Alla professione di magistrato affianca anche la carriera di scrittore. Ha già pubblicato, per Novecento, il romanzo “Stereogramma” e, per la Nuova IPSA, i romanzi “Il Segmento Aureo” e “Clemendor. un mistery a Palermo”.


Giudice Matassa, perché si è arrivati a questo provvedimento?
“Ciò che è accaduto è l’effetto di un sistema che ha rinunciato alla trasparenza. Fatevi, ad esempio, una semplicissima domanda: “Come si diventava giudice o organo inquirente delle federazioni sportive?”. Non penso esista un pubblico concorso d’accesso.
Gli incarichi vengono mutuati sulla base delle conoscenze interpersonali e a volte per cooptazione, in un sistema che genera confusione di soggetti e di ruoli. E’ un sistema in cui i supporti di natura amicale possono facilmente essere sottintesi o travisati. Inoltre, una volta nominati, questi giudici non sono soggetti a turnazione, come dovrebbe essere in ogni altro settore della magistratura ordinaria.
Si pensi per un attimo al caso del procuratore aggiunto Maurizio Laudi: pubblico ministero presso la procura di Torino e, nello stesso tempo, giudice sportivo della Federcalcio. Un controllore controllato e controllante. Scusate l’ironia delle parole…”

Chi si occuperà adesso della giustizia sportiva?
“Questo è un altro punto su cui bisognerà fare chiarezza. Nel provvedimento attuale si prevede la revoca degli incarichi a tutti coloro che svolgono funzione giurisdicente. Si occuperanno di giustizia sportiva magistrati ormai in pensione, avvocati, giuristi e professori che non hanno incarichi nella magistratura ordinaria. È possibile che prima o poi venga creato un elenco riservato di giudici sportivi.”

Si può considerare un provvedimento giusto quello adottato dal CSM?
“La giustizia è concetto di alta astrazione. Non so dire se è un provvedimento giusto o ingiusto. Posso dire che era diventato provvedimento opportuno. È una conseguenza della mancanza di trasparenza nell’accesso alle cariche della giustizia sportiva e del comportamento di alcuni giudici, che favoriva i sospetti.
C’è una sintesi sublime di questa situazione che si ritrova nelle targhette che i salumieri di una volta affiggevano all’interno del locale. Vi era scritto: “per colpa di qualcuno non si fa credito a nessuno”. Forse un accostamento profano ma che rende l’idea della situazione attuale. Prevenire è meglio che curare e, in questo caso, la questione è esplosa perché aveva superato ogni limite di guardia.
Anche per effetto del nuovo ordinamento giudiziario (che entrerà in vigore lunedì 19 giugno) i magistrati sono limitati in molte prerogative di rilievo pubblico. Forse questo è un bene per la trasparenza del valore della giustizia ma non si può neppure creare un cittadino “di serie b” che soltanto per il fatto di avere accettato la toga debba rinunciare ad ogni altra prerogativa costituzionale.”

C’è, insomma, un sospetto per tutto quello che non è espressamente nel ruolo…
“In un certo senso sì. E’ come se ogni attività, non espressamente giudiziaria, infliggesse una specie di colpo basso al prestigio dell’ordine della giustizia. A mio avviso è utopistico pretendere che i giudici siano lontani dall’intera società. Questo tipo di magistrato esiste solo nelle favole.
In Francia i giudici hanno, addirittura, la possibilità di lasciare i loro incarichi per quattro anni. Molti di loro svolgono attività di tipo privatistico, salvo poi tornare ad esercitare la professione. Negli Stati Uniti gli avvocati possono sostenere sia l’accusa che la difesa e dopo qualche tempo possono pure diventare giudici dello Stato o Federali. La questione fondamentale è creare regole certe che garantiscano trasparenza.

Giudice Matassa, ha mai pensato di fare il giudice sportivo?
“Non ci ho mai pensato seriamente. Non ho mai avuto il tempo da dedicare ad un’attività come questa, anche se quello del diritto dello sport è un settore appassionante.
E, poi, devo essere franco sino in fondo: lo sport è meglio praticarlo che sentenziarlo...”