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 18 dicembre 2007


 

 

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Vela: Verso la 33a America’s Cup.

LA COPPA AMERICA SI ARENA SULLE CARTE DELLA CORTE SUPREMA AMERICANA. A GENNAIO IL VERDETTO
Sembra che la 33esima edizione della Coppa America sarà giocata sulle carte, prima che sul mare. La querelle giudiziaria ha visto Oracle vincitore, ma i problemi non sono ancora terminati. Dubbie ancora le modalità della prossima edizione della competizione. Alinghi e Oracle devono trovare un accordo o dovranno sfidarsi in mare. La lunga disputa raccontata dall'olimpionico Francesco Bruni sul Giornale di Sicilia in un articolo di Guido Fiorito.
 

 
 


Francesco BruniLa sfida della 33esima edizione dell’America’s Cup non è nata in mare, ma nei documenti. Dopo la vittoria risicata dell’ultima edizione, Alinghi ha preso una posizione decisa riguardo la programmazione della regata futura, una posizione che Oracle non ha molto apprezzato.
Si è molto detto a riguardo, ma si sa che quando una disputa finisce in tribunale l’unica che ci rimette è la chiarezza.
Per questa ragione, Guido Fiorito, redattore del Giornale di Sicilia, nell’articolo pubblicato venerdi 14 dicembre, ha ricostruito le ultime dinamiche della questione grazie all’aiuto del palermitano Francesco Bruni, lo stratega/afterguard di Luna Rossa, che ha sulle spalle già tre olimpiadi in tre differenti classi - Laser Atlanta ‘96, 49er Sydney 2000, classe Star Atene 2004 - e si prepara per Qingdao 2008 con la stessa classe che lo ha visto concludere al sesto posto alle alle passate olimpiadi.
Per spiegare la situazione odierna, occorre capire come si è svolta la regata. Innanzitutto c'è stato il successo degli Act della Louis Vuitton Cup, la competizione che mette gli uni contro gli altri i challenger, gli sfidanti del Defender detentore della Coppa. Poi il team svizzero Alinghi, come accennato, ha vinto a fatica contro i kiwi di New Zealand, dimostrando comunque la propria superiorità, visto che, per via del protocollo unico, le barche sono simili e quel che conta davvero sono l'esperienza e la bravura dell'equipaggio.
Ernesto Bertarelli, il patron di Alinghi, ha sfruttato l’onda di successo e popolarità dell’evento per anticipare la data della prossima Cup di due anni (programmandola per il 2009) e cambiare il tipo di barca da utilizzare, privilegio concesso al Defender.
Sebbene questo possa sembrare un dettaglio, c’è da considerare che il modificare la struttura degli scafi equivale e riorganizzare la strategia di gara. Non solo: conoscendo prima degli altri le nuove impostazioni, proprio perché create dal proprio team, Alinghi ha acquisito un notevole vantaggio sugli altri.
Questa condotta ha provocato l’indignazione degli altri partecipanti: Patrizio Bertelli, patron di Luna Rossa, ha già ritirato la barca, mentre Russell Coutts, del team americano Oracle, ha dato il via alla nota dialettica giudiziaria.
Il velista Franceso Bruni sottolinea la stranezza di questa querelle: in linea del tutto teorica, Alinghi ha il potere di modificare regolamenti e barche. Per questa ragione, Oracle per portare in tribunale il team avversario si è avvalso di un cavillo: il Deed of Gift – l’atto di donazione dell’America’s Cup, nonché il suo più antico regolamento – prevede che il Defender debba mettersi d’accordo con il Challenger of Records, il primo fra gli sfidanti. Per la 33esima edizione, Alinghi ha scelto il team spagnolo Desafio. Tuttavia – ed è questo il punto focale della causa – l’equipe iberica non possiede i requisiti minimi per ottenere questo status. Di conseguenza, la vittoria del team americano presso la corte di New York è stata automatica: Oracle è il nuovo Challenger of Records.
Ma oggi cosa succede? Francesco delinea due possibilità che, a suo dire, sono le uniche opzionabili: Oracle e Alinghi trovano un accordo per un nuovo protocollo, oppure si sfidano in un uno contro uno, secondo le vecchie regole dell’Atto di donazione. Bruni non manca, però, di sottolineare quanto l’ago della bilancia propenda per il team statunitense: è ovvio che Oracle non voglia farsi sfuggire l’occasione di sfidare il Defender con una barca di sua scelta e senza avere altri avversari con cui misurarsi.
Tutti sembrano quindi ignorare il verdetto che emetterà il 14 gennaio la Corte Suprema americana, l’ultimo grado di giudizio, a proposito della questione Oracle contro Alinghi. Soprattutto perché, qualunque sia la decisione, Bertarelli ha già deciso che non farà ricorso. Ha comunque un mese per riflettere sulla decisione, visto che il termine ultimo è il 14 febbraio.
Un grande punto interrogativo anche per l’Italia, e in particolar modo per la Sicilia. A questo proposito, il marinaio palermitano si dice molto preoccupato: molti sponsor si sono già fatti avanti e molti progetti sono iniziati. La Regione ha dato il suo contributo per la creazione di un consorzio italiano con base in Sicilia che dovrebbe servire a difendere la candidatura di Trapani agli Act della Vuitton Cup.
La situazione resta ferma, per adesso, in attesa di nuove dai due team avversari.
In lontananza, uno spiraglio: la lettera aperta di Bertarelli. Una lunga confessione, in cui il patron del Defender spiega la natura della contesa. Le vere motivazioni del team svizzero sono quelle di rendere l’America’s Cup un evento unico, non più suscettibile a questo tipo di querelle. Per tale ragione, accettando la sentenza negativa, il presidente ha aperto tavole rotonde con La Société Nautique de Genéve, il Golden Gate Yacht Club e il New York Yacht Club, in modo da apporre alcune modifiche al Deed of Gift, pur vecchio di 150 anni, e offrire pari opportunità a tutti i team, livellando anche i vantaggi del Defender.
Gli svizzeri gli hanno creduto: al team Alinghi è andato il premio “miglior squadra” degli Sport Awards svizzeri 2007, assegnati a Berna. E gli altri?
Non resta che attendere le mosse dei due team, nella speranza che la Coppa America non si riduca a uno scontro a due fra Alinghi e Oracle.



Pietro Calafiore
 

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