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5 Ottobre 2011



 

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pubblicazione
 iscritta il 26/03/1983
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 L’ASSOLUZIONE IN APPELLO DI AMANDA KNOX E RAFFAELE SOLLECITO



Nella foto a sinistra Raffaele Sollecito ed Amanda Knox, liberi dopo 4 anni di reclusione.
A destra una recente foto (febbraio 2011) di Enrico Forti rinchiuso in un carcere a Miami dopo la condanna all'ergastolo.
A destra una recente foto (febbraio 2011) di Enrico Forti rinchiuso in un carcere a Miami dopo la condanna all'ergastolo.


L'ASSOLUZIONE DI AMANDA KNOX E RAFFAELE SOLLECITO
FA PENSARE AD ENRICO FORTI RINCHIUSO INGIUSTAMENTE DA 12 ANNI IN AMERICA

La notizia della scarcerazione di Amanda arriva ovunque, il caso Meredith si ripercuote in tutto il mondo. L'italiano Raffaele Sollecito è soltanto un'ombra al fianco dell'americana, scarsa l'attenzione e l'informazione per questo italiano scarcerato, scarsa o nulla l'attenzione per la ingiusta condanna di un altro italiano rinchiuso in un penitenziario di Miami in Florida e condannato all'ergastolo in base ad una presunta "sensazione di colpevolezza".
Due “giustizie” a confronto, due casi diversi e due epiloghi per il momento differenti ma soprattutto, probabilmente, due modi di condurre i giochi diversi.
A
Chico Forti l'assurda condanna non e’ bastata, come ulteriore smacco i vari appelli sono stati puntualmente rigettati senza alcuna motivazione compresa l'ultima istanza "HABEAS CORPUS” rifiutata dalla Corte Suprema degli Stati Uniti poiché è stata presentata dagli avvocati americani stranamente "fuori tempo massimo” - con 20 giorni di ritardo!...

di Kristian Guttadauro e Foba

Raffaele Sollecito e Amanda Knox, detenuti da ben 4 anni, sono stati assolti in appello poiché i giudici hanno corretto un errore. La storia riporta diversi casi giudiziari rivisti e corretti e spesso lo fa anche con i suoi risvolti più drammatici. Nel 1927, due anarchici italiani Sacco e Vanzetti vennero arrestati, processati e giustiziati sulla sedia elettrica a Charlestown negli Stati Uniti, con l'accusa di aver ucciso un contabile ed una guardia del calzaturificio «Slater and Morrill». Sulla loro colpevolezza vi furono molti dubbi già all'epoca del processo ed a nulla valse la confessione del detenuto portoricano Celestino Madeiros che scagionava i due. Dopo 50 anni dalla loro morte, il governatore dello Stato del Massachusetts, riconobbe ufficialmente gli errori commessi nel processo e riabilito completamente la memoria di Sacco e Vanzetti. Quanto bisogna attendere per far si che l'innocenza di un povero disgraziato venga finalmente riconosciuta? Sarà possibile riaprire il caso in Florida per un uomo che non è americano? Ma accadrà che qualcuno si prenda la briga di rivedere le ragioni contenute nelle richieste di riapertura del caso Forti-Pike? Richieste rifiutate negli anni senza alcuna motivazione sebbene fossero ben evidenti documenti stranamente non utilizzati dagli avvocati difensori ed abilmente nascosti dalla pubblica accusa durante il processo e che evidenziano i macroscopici errori commessi da chi si è costruito la carriera su questo caso e ha voluto a tutti i costi la colpevolezza di Chicco Forti.

Mentre oggi in Italia con Amanda e Raffaele il sistema giudiziario italiano ha corretto un possibile errore adducendo delle motivazioni basate su fatti concreti in Florida Chicco Forti sconta una pena all'ergastolo dopo essere stato condannato senza prove a suo carico ed in base ad una presunta sensazione di colpevolezza: Lo Stato non deve provare che egli sia l'assassino al fine di dimostrare che sia lui il colpevole“, queste le parole di Reid Rubin, pubblico accusatore, nella sua aringa finale del processo. Praticamente la negazione assoluta del principio che governa il diritto penale in uno stato civile e democratico.

Enrico “Chico” Forti classe 1959, uomo con moglie e tre figli americani, imprenditore di talento, un vulcano di idee spesso ben messe in pratica nonché amante dello sport, del mare e del windsurf, si è sempre dichiarato innocente nel caso che lo ha visto accusato dell'omicidio di Dale Pike, ed è stato rinchiuso tra le paludi di Everglades.

Forti, nel 1998, tre mesi prima di essere arrestato per truffa insieme ad un tedesco, Thomas Knott, aveva messo in dubbio la versione ufficiale dei fatti del caso Gianni Versace e del suicidio di Andrew Cunanan con uno speciale TV trasmesso in Europa ed in Italia su Raitre, “Il Sorriso della Medusa”.
Chico Forti, venne prosciolto dall’accusa di truffa ai danni del proprietario dell’Hotel Pike di Ibiza, Anthony Pike, ma immediatamente incriminato e condannato successivamente per l’omicidio del figlio dello stesso, Dale Pike. Durante il dibattimento non venne presentata nessuna valida prova contro di lui, solamente supposizioni, illazioni o montature tecniche, tanto che il suo consiglio difensivo sentiva già la vittoria in tasca.

Invece in queste ultime ore dall’altra parte dell’oceano, in Italia, sembra essere avvenuto tutto il contrario. Alla sbarra una cittadina americana, Amanda Knox accusata dello squallido ed orribile omicidio di Meredith Kercher, coinquilina inglese a Perugia. Insieme a lei, accusa anche per il fidanzato o, secondo le cronache rosa, ex fidanzato, Raffaele Sollecito, ed entrambi in carcere da quattro anni, prima per motivi precauzionali e poi perché condannati nel processo di primo grado.
Ebbene, ieri il secondo grado di giudizio, in corte d’appello, e la nuova, rivoluzionaria sentenza: ASSOLTI poiché le prove a carico degli imputati sono state ritenute insufficienti.
La fine di un incubo per il momento, in quanto adesso presumibilmente i PM ricorreranno contro questa decisione al terzo grado di giudizio previsto dalla legge, ma intanto, la scarcerazione, l’abbraccio dei familiari tra le dozzine di giornalisti e TV USA e non solo accorse per questo evento, dopo aver seguito per tutti questi anni il caso in tutti gli Stati Uniti.

Forse il parallelismo tra i due casi sta nel destino che ha visto un italiano probabilmente innocente accusato di omicidio e giudicato colpevole negli Stati Uniti ed un’americana probabilmente innocente accusata di omicidio e giudicata innocente in Italia.
Due “giustizie” a confronto, due casi di omicidio con due epiloghi indubbiamente differenti e, soprattutto, due modi di condurre i giochi diversi.
Poca attenzione per le vicende di Forti in Italia, quasi un disinteresse generale di chi avrebbe o potrebbe fare qualcosa per lui quando oltre 100.000 contatti facebook – oggi nuovo e moderno indice di popolarità ed attenzione in voga – ogni giorno sostengono la sua battaglia, mentre una nazione intera l’AMERICA si è mossa per sapere e capire perché una loro sconosciuta concittadina fosse finita alla sbarra in Italia e condannata per omicidio.
Un’attesa sfibrante alle porte del tribunale che doveva pronunciarsi per Amanda, dirette infinite sui media di tutto il mondo, con la presenza in loco dei miglior anchor men Americani, e quasi l’indifferenza più totale per Chico il giorno in cui il giudice Victoria Platzer ha detto, “La Corte non ha le prove che lei, sig. Forti, abbia premuto materialmente il grilletto, ma ho la sensazione, al di là di ogni dubbio, che lei sia stato l'istigatore del delitto. I suoi complici non sono stati trovati ma lo saranno un giorno e seguiranno il suo destino. Portate quest'uomo al penitenziario di Stato. Lo condanno all'ergastolo senza condizionale! “, costringendolo ad abbandonare i propri figli e la moglie e rovinando per sempre la oro vita ancora piena di sogni.
Il suo semplice desiderio di tornare a solcare ancora una volta il mare sulla propria tavola a vela e sentire il vento ruggirgli in faccia oggi appare solo un ricordo sbiadito dal tempo. Tutto finito, per sempre. Tra le paludi di Everglades.

Nel caso di Amanda Knox e Raffaele Sollecito, come sottolineano anche le parole di Carlo Dalla Vedova, avvocato difensore dell'americana, il giudice ha corretto un errore. Non dobbiamo dimenticare che Meredith era amica di Amanda. C’è stato un errore e il nostro sistema ci ha permesso di correggerlo”.
Sull'onda di questo evento e delle rinnovate e più distese relazioni tra Italia e Stati Uniti, qualcosa può anche sbloccarsi per Chico Forti?

L’assoluzione di Amanda Knox e Raffaele Sollecito oggi per Chico Forti ha segnato una tappa, se pur involontaria, nella sua vicenda.
La giustizia italiana ha garantito alla cittadina Usa Amanda Knox un diritto fondamentale in una società civile: potersi difendere davanti ai giudici senza pregiudizi. Nessuno di noi intende oggi entrare nel merito della sentenza di Perugia, ma vogliamo ricordare che tale diritto è stato sinora negato al nostro amico Chico Forti, che da dodici anni si trova in carcere all'ergastolo in Florida con l'accusa di omicidio. Condannato in un processo indiziario non è mai riuscito a ottenere dalla giustizia Usa ciò che la signora Knox ha avuto in Italia: un processo di appello per poter dimostrare la propria innocenza. Per questo, oggi, dopo la sentenza di Perugia, torniamo a richiedere giustizia per Chico e finalmente un vero processo d'appello”, queste le parole dei sostenitori di Chico in un appello che intende ribadire e sottolineare la differenza di trattamento ed invitare una volta di più anche le autorità italiane a prendere una posizione in merito, come indubbiamente anche quelle USA hanno fatto nel caso della Knox.
La criminologa Roberta Bruzzone ha dato un filo di speranza. “Ci sono elementi oggettivi che mostrano la violazione dei diritti dell'imputato e, spiace dirlo, tale fatto è imputabile alla difesa, che ha intrapreso strategie suicide per non far interrogare Chico davanti ai giudici». Per la Bruzzone «ci sono elementi, nuove testimonianze anche relative all'arma mai trovata del delitto di Dale Pike”. “Nessuno ha poi mai avvisato Forti - chiarisce la criminologa - che il suo avvocato difensore lavorava come accusatore nella Procura di Miami”.

 


Approfondimento di massima su alcuni punti chiave che hanno tracciato il destino di Chicco Forti


1)   Il desiderio di fare luce su un caso come quello della morte di Gianni Versace e del suo presunto assassino Andrew Cunanan, la cui rappresentazione dei fatti era stata volutamente presentata all'opinione pubblica in maniera distorta, secondo accordi raggiunti ai vertici della Polizia di Miami, dell'FBI e forse da qualche altro...

2)   L’aver mentito quando per la prima volta è stato ascoltato dai poliziotti sul suo incontro con la vittima Dale Pike in aeroporto.
Una menzogna scaturita dalla paura generata dall'anomalo atteggiamento dei poliziotti che hanno fatto sentire il Forti non piu’ un testimone con la volonta’ di aiutare, ma un inquisito vero e proprio al quale non hanno permesso di essere assistito da un avvocato. A nulla e’ servito che Chico Forti abbia ritrattato il tutto nelle 24 ore successive, come permette la legge USA. Della sua bugia alla polizia il “prosecutor”, infischiandosene delle regole che impedivano di usare la menzogna come articolazione della sua arringa, ne ha fatto il suo cavallo di battaglia per presentare Chico Forti come un delinquente che “ha mentito” riguardo all'aver visto una persona, perchè “sapeva” della fine che la stessa aveva già fatto…
Tutte “
sensazioni” dell’accusa, nessuna “prova” ma, riconoscendo l'assoluta estraneità di Forti nell'aver commesso materialmente il crimine, Reid Rubin ha creduto che l'italiano potesse essere stato il “mandante”, pur senza provare questa tesi.
Credo che MAI nella giurisprudenza degli Stati Uniti ci sia stato il caso di una persona condannata all’ergastolo senza lo stralcio di una prova a suo carico e soprattutto senza che il vero omicida sia mai stato neanche cercato!
L'accusa che aveva chiesto inizialmente per Chico Forti la pena di morte, constatando la mancanza di prove (necessarie per la pena capitale), ha abilmente optato per l’applicazione di una vecchia legge, assurda ed oramai non applicata più da quasi nessuno degli Stati Americani: la cosiddetta “ Principle Rule”.
Secondo questa, se più persone vengono riconosciute di aver partecipato in qualche modo alla commissione di un reato, anche se in realtà materialmente non hanno fatto niente, a tutti viene applicata la stessa pena del "principale", anche se unico, responsabile.
In poche parole se tre amici si fermano in macchina in una stazione di servizio ed uno mette la benzina, uno va in bagno e l’altro violenta la cassiera e l'ammazza, senza che gli altri sapessero nulla delle sue intenzioni, tutti e tre vengono condannati alla pena di morte o all'ergastolo...  Assurdo?
La famosa frase tanto assurda pronunciata dall’accusatore Reid Rubin: “Lo Stato non deve provare che egli sia l'assassino al fine di dimostrare che sia lui il colpevole“, ha ora senso alla luce di questa legge. Chico Forti e’ colpevole anche senza la necessità che lo Stato provi che sia l’assassino perche’ lo Stato ha presunto che lui fosse in qualche modo coinvolto. Ma come?  Ce lo spiega lo stesso prosecutor  Reid Rubin affermando di avere la
sensazione che “al momento in cui Chico Forti ha lasciato Dale Pike al parcheggio di un ristorante sapeva, o avrebbe dovuto sapere, o avrebbe dovuto sospettare che al povero Dale sarebbe successo qualcosa di brutto!”.
Sembra un assurdo ma e’ la verità: Chico Forti e’ stato condannato all’ergastolo solo perchè il prosecutor ha individuato in lui una sorta di “preoccupazione” sul destino di Dale, dopo averlo lasciato in quel parcheggio. Sapeva che qualcosa sarebbe successo.
Rubin chiede pertanto la condanna all’ergastolo, la stessa pena che avrebbe richiesto per il presunto omicida, cioè di colui che non si è mai conosciuto (e possibilmente neanche cercato), quell’assassino che ha violentemente ucciso con due precisi colpi a bruciapelo alla nuca Dale Pike sul bagnasciuga di una spiaggia deserta, che lo ha picchiato, denudato e trascinato in una area di rifiuti, lasciando accanto ad una mano la carta d'ingresso negli USA, il biglietto aereo, una carta telefonica, in modo che la vittima fosse facilmente ed immediatamente riconosciuta e che i sospetti arrivassero proprio a Chico Forti che tutti sapevano sarebbe andato a prenderlo in aeroporto. Si ha ragione di credere che l'omicida non sia mai stato cercato, neanche in fase istruttoria perchè l’unico sospettato insieme a Chico Forti è stato il tedesco Thomas Knott che aveva forti motivi per essere interessato alla sparizione di Dale. Ma Knott aveva  fatto un patto con ll prosecutor (Plea Agreement) con il quale si è accusato del reato minore di truffa a danni del padre di Dale Pike ed è stato estromesso dal giudizio sull’omicidio senza che gli avvocati della difesa o il giudice si opponessero?

Al povero Chico Forti  l'assurda condanna non è bastata come smacco, perchè nel sistema americano ci sono degli appelli e dei ricorsi, ma hanno una funzione ben diversa dal nostro appello che, come abbiamo visto nel caso di Amanda Knox, e’ un vero e proprio nuovo processo.

L’Appello negli Usa e’ usato per mettere in rilievo la inefficienza della difesa ed eventuali errori di procedura. Nel caso di Chico Forti un errore madornale fu commesso per  inesperienza e per mancanza di corretto consiglio: l’appello fu affidato agli stessi avvocati (tra i più cari di Miami) che lo avevano difeso malamente in primo grado, con la convinzione che il fatto che conoscessero bene i fatti e gli atti avrebbe sbrigato tutto l’iter… Nella realtà, a sangue freddo, e’ assurdo pensare che gli avvocati della difesa si fossero dati la zappa sui piedi mettendo in evidenza la loro inefficienza e pertanto l’APPELLO e’ stato sì concesso ma la corte lo ha esaminato, rifiutandolo e non dando neanche una opinione (motivazione) alla sentenza. Senza motivazione non si può ottenere un ricorso alla Corte Suprema.
Dietro consiglio del Consolato Italiano a Miami furono contattati nuovi avvocati e questi hanno presentato l'istanza di “Post Conviction Petition” che è stata però respinta in più riprese durante oltre 4 anni, senza che una motivazione alla sentenza fosse mai rilasciata. Dopo alcuni anni gli stessi avvocati hanno presentato la “ Habeas Corpus”, un’altra istanza molto importante che permette di presentare dei fatti nuovi, non presentati in giudizio e che possono ribaltare la sentenza... Questa nuova azione presentava diversi elementi di sicura discussione sulla validità della sentenza di primo grado, ma dal nulla venne fuori come per magia (o pianificata interferenza) un magistrato (non interessato direttamente al caso) che affermò di aver notato che l'istanza HABEAS CORPUS”, pur avendo elementi molto validi, era viziata da  un grande difetto di forma… era stata presentata con 20 giorni di ritardo. Pertanto, dietro questo commento “disinteressato” di un magistrato di passaggio, la corte ha rifiutato l'istanza di Chico Forti per essere stata presentata “ fuori tempo massimo”…
Ci si chiede  se è una sfortuna maledetta che perseguita Chico Forti o se una Forza “umana” presente nel District Attorney Office di Miami, sotto pressioni occulte, blocca ogni tentativo che Chico Forti fa per far riconoscere l’errore commesso nei suoi confronti, condannando un innocente senza alcuna prova.
Viene da chiedersi: ma gli avvocati americani non conoscevano i termini previsti dalla legge?  La realtà è che lo State Attorney, il Prosecutor, il giudice ed altri personaggi presenti e responsabili della condanna di Chico Forti sono ancora in carica dopo 12 anni e non c’e’ alcun interesse a rivangare questo processo che potrebbe umiliare troppi personaggi che hanno giocato veramente sporco. In caso di riconoscimento della innocenza di Chico Forti, lo Stato dovrebbe infatti poi pagare un congruo risarcimento danni per aver rovinato la vita di un imprenditore nel momento del suo apice di carriera. Gli avvocati parlano di centinaia di milioni di dollari ! Una cifra mai pagata dallo Stato e sicuramente, anche se negoziabile nell’importo, sempre pesantemente onerosa ai danni dei “Tax Payers” . Un Italiano che fa sborsare milioni ai contribuenti? No way! Non sia mai, dicono gli americani. Sarebbe troppo in questo momento di crisi e quindi boicottano qualsiasi tentativo legale e non di far trionfare la giustizia!
Il destino ha comunque voluto che il personaggio Gary Schiaffo, il poliziotto ed investigatore capo del caso della morte di Andrew Cunanan, apparso come  testimonial nel video di Chico Forti  - “Il sorriso della Medusa” - sulle irregolarità commesse dalla polizia e sui dubbi della morte di Andrew Cunanan, sia stato recentemente arrestato.
Chico Forti, durante la produzione del reportage aveva ritenuto Gary Schiaffo una persona affidabile nella collaborazione offerta per reperire informazioni sul caso, ma, alla morte di Dale Pike, il poliziotto non si è rivelato tanto onesto e durante il processo non si è tirato indietro nel produrre una testimonianza fortemente negativa nei confronti di Forti. Tutto questo solo perchè non ha ricevuto da Forti una somma di denaro per lui adeguata per la collaborazione nel video su Versace. Oggi, Schiaffo è stato arrestato per essersi procurato testimoni falsi per risolvere un caso di frode e per aver manipolato prove e testimoni. Ora sì che la sua decaduta credibilità potrebbe giovare ad un eventuale ridiscussione del caso Forti !
(Foba)

Speciale Albaria:
IL CASO FORTI

La storia di Enrico Forti... in carcere a vita negli USA  dopo un ingiusto processo senza uscita    -  Continua...
http://www.albaria.com/speciale_chicco_forti/default.htm

 


 

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