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Oltre il ragionevole dubbio 
(Il caso Forti)
 
Una lettera per sperare

                                                                                                     Trento, 20 gennaio 2005



Stim. Dr. Lorenzo Matassa,

ho letto con estremo interesse il testo del Suo racconto sulla vicenda di Chico e mi complimento per la scorrevolezza e la precisione con cui e' riuscito a dare un'impronta reale alla situazione fino ai minimi particolari.
Devo confessarLe che nemmeno io, dopo sette anni che seguo questa vicenda e, nonostante centinaia di colloqui con Chico, con la moglie, con gli avvocati, sarei stato in grado di arrivare a una ricostruzione cosi' fedele, nelle sue luci e nelle sue ombre. Questo perche' - le confessero' - ancora non riesco a darmi una ragionevole spiegazione di quanto e' avvenuto.
Le parlo un po' di me, dato che sono l'unico della famiglia che puo' occuparsi di Chico e per spiegarLe in che modo, al di la' della parentela, mi sento responsabile della possibilita' di dargli una speranza di uscire da questa terribile situazione.
Io sto seguendo questa storia insieme a mia cognata Wilma che mi ha aiutato in tutti i contatti a Miami, visto che parla correntemente l'inglese. Lei e' al corrente quanto me di tutti i problemi che ha comportato a Chico, alla sua famiglia americana e a quella italiana.
Sono andato a Miami all'indomani del primo arresto di Chico. Con la moglie Heather mi sono recato dagli avvocati, abbiamo fatto il necessario per fargli ottenere la liberta' su cauzione, ho seguito le udienze tenute per l'accusa di truffa fino all'assoluzione dalla stessa (Nolle prosequi).
Dopo ho consigliato a Chico di lasciare gli Stati Uniti (non ci sarebbero stati eccessivi problemi dal momento che aveva la patente nautica e una barca a disposizione, il brevetto di pilota e possedeva un piccolo aereo per lavoro).
Lui rifiuto' l'idea perche' sosteneva che la sua vita, la sua famiglia e i suoi interessi erano ormai negli Stati Uniti. Credeva che la giustizia americana avrebbe saputo riconoscere la sua completa estraneita'. Per di piu' i suoi avvocati gli avevano assicurato che non ci sarebbero stati problemi di alcun tipo. A questo punto gli ho anche consigliato di cambiare gli avvocati, dato che la mia impressione era che prendessero troppo alla leggera il suo caso, benche' fossero i piu' quotati e costosi di Miami. 
Chico non ha seguito i miei consigli. 
D'altronde era rimasto ben impressionato dall'avvocatessa Pamela Perry, dello studio legale Bierman, che si era occupata del suo caso e che era riuscita a dimostrare la sua estraneita' dall'accusa di truffa. 
In seguito non ho piu' sentito Chico fino alla fase del suo secondo arresto. Questo e' arrivato inaspettatamente perche', alla data dell'11 ottobre 1999, Chico si era recato con i suoi avvocati presso la Corte Dade County per la chiusura del caso. La sorpresa e' stata invece di trovare un bel "pacchetto" preparato dal prosecutor Rubin, che ha convinto il giudice a commutare l'accusa di truffa in quella di omicidio di primo grado con le conseguenze che conosciamo. 
Anche in questa occasione gli avvocati avevano assicurato che si sarebbe trattato di poco tempo (lo hanno chiamato Speed Trial, una specie di rito immediato), che non ci sarebbero stati problemi e che Chico non avrebbe mai potuto essere accusato poiche' non c'era assolutamente alcuna prova contro di lui…
L'opinione degli avvocati era che la sua detenzione sarebbe stata non superiore "a una ventina di giorni" e che mai avrebbe potuto celebrarsi il processo. 
Invece, Chico e' stato detenuto per otto mesi fino alla celebrazione del dibattimento e il 15 giugno 2000 la giuria ha emesso il verdetto: "colpevole". 
Il giudice gli ha inflitto la condanna a vita.
Da allora io ho cercato in tutti i modi di ottenere un appello per la revisione del caso. 
Ho interpellato avvocati, giudici, criminologi, politici, ho mobilitato stampa e televisione per sollecitare l'attenzione su questo incredibile affare, ma finora tutto e' stato inutile.
Le dico questo per farLe capire la parte che ho avuto in questa storia. Un'eredita' lasciatami da mio fratello, il padre di Chico, il quale, sofferente di cuore, per questa vicenda e' morto di dolore.
Non so in quale modo questo libro potra' sensibilizzare l'opinione pubblica sulla tragica sorte di Chico. Operero', con le mie residue forze, perche' cio' avvenga.
Per questo La ringrazio a nome di tutti coloro che nutrono speranza per un nuovo processo.
Sono gli stessi che pensano che la Giustizia esista e che, alla fine, possa prevalere su quella che Lei ha definito l'imperfetta amministrazione della giustizia.
Un saluto caloroso da 
                                                                                                    Gianni Forti