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Oltre il ragionevole dubbio 
(Il caso Forti)
 
Prefazione di Alessandro Costanzo

 

“Da cento conigli non si fa un cavallo, da cento sospetti non si fa una prova” recita un proverbio inglese.

Accade a volte che la realtà superi la più fervida delle immaginazioni. E’ allora che gli incubi escono fuori della loro dimensione onirica, trasponendosi nella vita di un uomo per imprigionarla e annullarla per sempre. Si materializzano da una bugia partorita dalla paura, da numeri incomprensibili di una equazione imperfetta, che ha per risultato un movente inesatto, da microscopici granelli di sabbia scaturiti dal niente, per creare un perfetto incastro dell’ambiguità. La verità scompare e cercarla diviene impresa ardua, ma non impossibile per chi è consapevole che vitam inpendere vero è lo stile di esistenza necessario per contrastare quella anomia diffusa, che permea tutte le società, anche le più evolute. Questo libro vuole essere un incontro dialettico fra autore e lettore attraverso un percorso euristico, al fine di dimostrare come il dubbio, se utilizzato senza sofisticazioni, possa ancora risultare un valido strumento della ragione a sostegno della verità. E al tempo stesso, si propone di svelare come l’esercizio del dubbio metodico possa essere gravemente inficiato dalle omissioni. Che, spesso, sommi sacerdoti della persuasione sottile, in una sorta di delirio solipsistico, strumentalizzano come ubi consistam di proprie tesi perverse. L’effetto è quello di far scaturire una volontà unanime fra i membri di una comunità sovrana, chiamata ad emettere un verdetto di vita o di morte. Ma il consenso può fondarsi su un errore e rivelarsi fatale, dal momento che la concordanza d'opinione permette di stabilire che cosa è ritenuto vero, ma non di provare che il contenuto affermato, realmente corrisponde alla realtà.
Anche la più inoppugnabile forma di amministrazione del diritto, condotta su basi intenzionalmente fuorvianti, rivela pertanto tutta la propria imperfettibilità e la debàcle della giustizia è inevitabile. Resta la speranza di riuscire a trovare un quid risolutivo in un ingranaggio che ha l’effimera consistenza di una tela di ragno. Sempre pronta a catturare gli insetti piccoli, lasciandosi trapassare da quelli grossi, che la bucano e restano liberi. In volo verso gli accecanti e proteiformi riflessi del mondo apparentemente dorato dei ricchi e famosi, dei potenti e intoccabili, che all’esteriorità e alla negazione dell’essere sacrificano, senza dubbio alcuno, la propria umanità.

Continua... Prologo