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Oltre il ragionevole dubbio 
(Il caso Forti)
 

Thomas Knott

 

Quella che leggerete tra poco e' la ricostruzione dei fatti resa da Thomas Knott, il giorno 6 gennaio 2000, sulla base delle domande rivolte dalla difesa.

Con questo esame la difesa mira a sondare la verita' delle ammissioni di responsabilita' fatte davanti all’accusa con le quali si e' coinvolto Enrico Forti nel grave sospetto di omicidio.

Si comprendera' che dalla coerenza delle risposte dipende il grave quadro indiziario.

Prima della fase in esame, Knott si e' gia' riconosciuto responsabile di una serie di reati e per questo si trova detenuto in una prigione per scontare la pena patteggiata.

Vedremo quali sono questi reati e perche' egli riconosca di averli commessi.

Occorre segnalare che l’inglese del Knott e' assai approssimativo e spesso non rispetta la grammatica dei tempi storici. Per questo motivo la traduzione, in alcuni punti, e' stata resa piu' fluida e sintetizzata per renderla comprensibile al lettore.  

 

Domanda: Il suo nome e' Knott? Thomas Knott?

Risposta: Si'. Mi chiamo Thomas Knott.

Domanda: Lei e' stato gia' udito dalla pubblica accusa il 6 ottobre 1999. E’ vero?

Risposta: Si'. E’ vero.

Domanda: In quella circostanza ebbe modo di comprendere esattamente cosa le veniva chiesto e le sue risposte furono interpretate nel senso che lei voleva attribuire?

Risposta: Si'. Ho compreso le domande e chiaro e' stato il contenuto delle risposte…

Domanda: Puo' darci ogni elemento utile a comprendere il suo passato e per quale motivo lei ha deciso di venire negli Stati Uniti d’America?

Risposta: Certo… Io sono nato in Germania, Norimberga, il 25 febbraio 1966. La mia famiglia lavorava in quella citta'. Mio padre era titolare di una societa' di taxi. Mia madre era casalinga. Io ho finito le scuole superiori e poi ho frequentato un corso di specializzazione per venditori al dettaglio… quel tipo di corsi per lavorare nei negozi. Non saprei esattamente se negli Stati Uniti esiste qualcosa di simile. Ho svolto questa attivita' per circa due anni. Poi ho cominciato una scuola di tennis e mi sono dedicato a questa attivita' per un paio di anni…

Domanda: Devo interromperla… lei ha giocato come professionista nel tennis?

Risposta: Si', ma con scarsi risultati. Ero un giocatore classificato in Germania intorno al centesimo posto ma non ho mai avuto risultati di livello internazionale.

Domanda: Chiaro. Puo' andare avanti nel suo racconto…

Risposta: Dopo questa fase cominciai a svolgere la mia attivita' come maestro di tennis per circa due anni ancora e, quindi, divenni titolare di una compagnia di assicurazioni. Dico meglio, iniziai a svolgere una fruttuosa attivita' in due settori: le attivita' immobiliari e le assicurazioni. La mia attivita' crebbe in modo rilevante negli anni dal 1988 al febbraio 1993. In quest’ultima data fui arrestato dalle autorita' tedesche per bancarotta fraudolenta. Una delle mie societa' fece bancarotta e mi furono contestati numerosi reati connessi al crac finaziario come l’abuso di firma in bianco, la frode ed altro. In pratica, la giustizia tedesca mi contesto' di non aver reso pubblica conoscenza del mio stato economico e di avere aggravato la bancarotta continuando ad operare in sede commerciale.

Domanda: Puo' indicarci l’entita' economica della bancarotta?

Risposta: Si'. L’importo si aggirava intorno ai tre milioni di dollari americani.

Domanda: Cosa ne fece di quel denaro?

Risposta: Il denaro si volatilizzo'. La societa' che gestivo era veramente costosa. Avevo molti dipendenti, centoventicinque dipendenti. Pagai tanto denaro per riuscire a soddisfare i numerosi creditori. L’accusa era quella di aver preso denaro ai miei clienti per pagare le spese relative agli esborsi della societa'.

Domanda: In quel periodo lei possedeva delle auto?

Risposta: Si'. Avevo numerose auto ma furono tutte confiscate.

Domanda: Puo' riferirci se parte di quel denaro le e' rimasta in qualche modo?

Risposta: No. Fu spesa interamente per sopperire alle esigenze della societa'.

Domanda: Quando decise di venire negli Stati Uniti d’America?

Risposta: Nel periodo in cui ormai si concluse il mio periodo detentivo in Germania.

Domanda: Quanti anni duro' questo periodo?

Risposta: All’incirca tre anni.

Domanda: La sentenza la condanno' a tre anni?

Risposta: No. Fui condannato a cinque anni e nove mesi di reclusione ma fui rilasciato prima di questa data per buona condotta dopo avere scontato meta' della pena.

Domanda: I suoi soci vennero condannati?

Risposta: No. Fui l’unico ad essere condannato anche se due soci subirono un processo.

Domanda: Ascolti bene la mia domanda, signor Knott, lei ha mai usato il denaro della societa' per acquistare cocaina?

Risposta: Ho usato cocaina ma non in misura tale da dover utilizzare quel denaro.

Domanda: Ma le auto erano veramente costose…

Risposta: Si'. Guidavo Rolls Royce, Ferrari. Tutte le auto piu' costose di quel tempo…

Domanda: Quando ha fatto uso di cocaina per l’ultima volta?

Risposta: L’ultima volta che ho usato cocaina e' stato nel gennaio 1998.

Domanda: Ascolti, Knott. Puo' con sicurezza affermare di non aver usato cocaina in tempi piu' recenti e durante la sua detenzione?

Risposta: Si'. Sono certo.

Domanda: Lei, Knott, ha rubato del denaro a una persona il cui nome e' Uta Jung?

Risposta: Si'. La Jung era una mia cliente.

Domanda: Puo' raccontarci cosa accadde?

Risposta: Presi il suo denaro e feci uso diverso da quello per il quale l’avevo ricevuto.

Domanda: Lei si e' dichiarato colpevole di questa frode?

Risposta: Si'. Mi sono dichiarato colpevole nel 1993.

Domanda: E’ vero che dirotto' quel denaro su conti dei suoi genitori?

Risposta: Non ricordo esattamente. Posso solo dirle che riconosco l’addebito. Vi erano centinaia di conti correnti e adesso posso solo dirle che riconosco di avere preso quel denaro ma non ricorso esattamente dove ando' a finire…

Domanda: Ricorda di avere frodato una cliente che si chiamava Felicitas Schamberger?

Risposta: Si'. Il nome mi dice qualcosa ma non ricollego esattamente…

Domanda: Forse le potra' essere d’aiuto la parola Drasmobil…

Risposta: Si'. Ricordo. Presi il denaro che mi aveva dato per comprare un immobile…

Domanda: Nulla di piu' specifico?

Risposta: Mi comprenda… Non ho qui con me alcun documento e proprio non sarei in grado di specificare. Cio' che posso dire e' che ho dichiarato la mia responsabilita' anche in ordine a questo episodio. Ho patteggiato anche se non so esattamente cosa e perche'…

Domanda: Lei ha frodato una donna. Una certa Helga Holzapfel?

Risposta: Si'. Guardi… adesso mi e' difficile rispondere su ogni singolo episodio… ho risposto penalmente per circa venti capi di imputazione… spero non vorra' elencarli tutti…

Domanda: In effetti dovrei fare cosi'. Ma vedremo di sintetizzare… Puo' dirci perche' truffo' tutte queste persone?

Risposta: Posso risponderle che quando si comincia a fare un business non e' facile controllare tutto quello che accade sotto i tuoi occhi. Cio' che lei mi contesta e' l’esito finale di qualcosa… un disastro economico dal quale sono stato coinvolto e per il quale mi sono dichiarato responsabile. Sono colpevole di cio' che e' accaduto allo stadio finale anche se posso dire che tutte queste truffe sono state l’effetto di scelte economiche sbagliate.

Domanda: Ritengo questa la risposta piu' semplice che lei potrebbe dare. Io, pero', ho la necessita' di conoscere una precisa circostanza: quando lei parlava a queste persone che le consegnavano il loro denaro, lei mentiva a queste persone?

Risposta: A volte si', a volte no. A volte avevo la necessita' di mentire. A volte questa necessita' non c’era. Poi si arrivo' ad un punto in cui il denaro andava da un conto ad un altro per coprire i buchi e non c’era piu' controllo della situazione. E’ per questo che sono finito in galera e per questo che ho ammesso le mie responsabilita'.

Domanda: Le chiedo: trattava soprattutto con clienti donne?

Risposta: No. Vi erano anche donne. Ma non trattavo solo con le donne. Potrei dirle che alcuni rapporti di frequentazione sono sopravvissuti al mio tracollo economico. Potrei dirle che non e' certo per simpatia che le banche avevano riconosciuto, a me ed ai miei soci, numerosi prestiti. Facevamo truffe ma non vivevamo di simpatie. Ad esempio, una banca ci offri un prestito in relazione all’acquisizione di una impresa che mai avevamo realmente affittato. Era stato un falso contratto di affitto che ci servi' per farci finanziare dalle banche…

Domanda: Quindi, si trattava di truffe. Comunque di truffe. E’ corretto?

Risposta: Si'.

Domanda: Va bene. Ritorniamo per un momento all’anno 1996. Puo' dirci come mai alla fine di quell’anno lei decise di lasciare la Germania per giungere negli Stati Uniti?

Risposta: Si'. Venni per la prima volta negli Stati Uniti nel dicembre del 1996 allorche' un mio caro amico, Steve Bacardi, mi fece conoscere Williams Island a Miami. Decisi, allora, di comprare un appartamento e venire a vivere qui.

Domanda: Puo' chiarire meglio come  pervenne a questa scelta?

Risposta: Insieme alla mia compagna del tempo, Birgit Bieck, comprammo l’unita' 106 all’interno del complesso di Williams Island. Il prezzo era 350 mila dollari. Per l’acquisto contrassi un mutuo. O meglio, la mia fidanzata sottoscrisse il mutuo con la Interbank di Miami anche se poi pagavamo l’importo del mutuo per meta' ciascuno.

Domanda: Senta, Knott, con quale visto d’ingresso si dichiaro' alla frontiera?

Risposta: Chiesi un normale visto turistico.

Domanda: Quanto tempo poteva restare negli Stati Uniti con quel visto?

Risposta: Solo tre mesi. Ma rimasi oltre quel periodo.

Domanda: E’ corretto dire che commise una violazione alle leggi sull’immigrazione?

Risposta: Si'. Ma usavo il passaporto tedesco e l’attivita' di istruttore di tennis che, in qualche modo, mi abilitava a rimanere oltre il periodo turistico.

Domanda: E’ vero che lei ha contratto matrimonio negli Stati Uniti d’America?

Risposta: Si'. Mi fu detto che l’unico modo per rimanere negli USA era quello di sposare una cittadina statunitense. Cosi', sposai fintamente una donna americana e dopo poco tempo chiesi l’annullamento del matrimonio. Mi sposai solo per ottenere una carta verde. Tutti mi dicevano che quel metodo era l’unico per poter rimanere negli Stati Uniti.

Domanda: Chi le diceva che questo era l’unico strumento per rimanere?

Risposta: Tutti coloro che frequentavo. Enrico Forti, Steve Bacardi…

Domanda: Non risulta, tuttavia, che lei abbia richiesto la carta verde

Risposta: No. Perche' uno dei miei procuratori me lo sconsiglio' visto che il problema non era il matrimonio da contrarre ma la precedente condanna in Germania. Quindi, il mio finto matrimonio non serviva a nulla visto che i miei precedenti penali avrebbero fatto da ostacolo alla procedura. Cosi' il finto matrimonio non servi' a nulla e la finta convivenza con una mia amica finalizzata al matrimonio si dissolse nel nulla.

Domanda: La finta moglie si chiamava Chaive Velguth?

Risposta: Si'. Questo era il suo nome.

Domanda: Cosa aveva promesso alla donna per avere il suo consenso?

Risposta: Le dissi che aspettavo del denaro dalla Germania e che avrei potuto aiutarla.

Domanda: Le diede del denaro?

Risposta: No. Le promisi un aiuto. Promisi un aiuto in favore della madre. Era un’amica e si presto' a fare da moglie proprio perche' era un’amica.

Domanda: Ci risulta che pago' alla donna una somma pari a 6.500 dollari.

Risposta: Si'. E’ possibile. Avevamo un conto in comune sul quale versai la somma anche se poi la utilizzai in parte con l’impegno a restituirla quando avrei potuto.

Domanda: Puo' dirci esattamente la data del matrimonio?

Risposta: Non sono certo della data… forse mi sposai nel novembre 1997…

Domanda: Non avete mai vissuto insieme. E’ vero?

Risposta: No. Abbiamo avuto rapporti da buoni amici. Lei abitava non distante da me…

Domanda: Vorrei chiederle adesso se conosceva un medico a nome Stern.

Risposta: Si'. Ero il suo maestro di tennis e poi, per un certo periodo abbiamo provato a svolgere del business insieme. Lui era un chirurgo estetico. Io conoscevo molte persone che avrebbero voluto sottoporsi a quel tipo di trattamento chirurgico. Io avrei guadagnato in percentuale al numero di persone presentate.

Domanda: Lei sa che in America e' illegale ricevere denaro per attivita' professionali per le quali non si possegga l’abilitazione?

Risposta: Si', o meglio no… io non sapevo… si sarebbe occupato di tutto il mio avvocato Keith Marshall. Comunque, fui arrestato prima di mettere in opera le mie intenzioni.

Domanda: E’ vero che lei ha sottratto del denaro anche al dottor Stern, denaro questo che era destinato ad un torneo di golf per un fine caritatevole?

Risposta: Posso dire che il dottor Stern mi diede diecimila dollari per consegnarli agli organizzatori del torneo di golf. Io presi quella somma e dopo qualche tempo la resi a chi me l’aveva prestata.

Domanda: Ricorda se la somma fu versata al dottor Stern da un tale che si chiamava Florin Moldovian attraverso un assegno che fu consegnato nelle sue mani?

Risposta: Non ho ricordo di questa circostanza ma posso dire che i due si conoscevano in quanto frequentavano gli stessi locali notturni.

Domanda: Non ricorda di aver detto a Moldovian che Stern avrebbe potuto cambiare il suo volto con un intervento di chirurgia plastica?

Risposta: Non ho dimestichezza alcuna con gli interventi chirurgici per il mutamento del volto e, quindi, faccio un po’ di difficolta' a risponderle…

Domanda: E’ corretto dire che il dottor Stern avrebbe dovuto operare per lei?

Risposta: Si'. Diciamo che doveva operare per me…

Domanda: E’ vero che disse al dottore che l’assicurazione tedesca avrebbe pagato?

Risposta: Gli dissi che lo avrei pagato per la sua prestazione.

Domanda: Parlo' o non parlo' di un rimborso da parte dell’assicurazione?

Risposta: Il rimborso ha una procedura complicata in Germania. Se ne ho parlato non potevo certo garantire che cosi' sarebbe stato. Posso solo dire che restituii il denaro a Stern.

Domanda: E il torneo di tennis si svolse veramente?

Risposta: Doveva svolgersi. Ma alla fine non giocammo. Era il “Donal Trump pro”.

Domanda: Posso chiederle che auto guidava nel corso della sua permanenza negli USA?

Risposta: Non avevo auto.

Domanda: In quale modo, allora, riusciva a muoversi?

Risposta: Guidavo una Limousine in prestito. Successivamente, Forti mi diede una Range Rover – penso fosse il mese di settembre 1997 – e, poi, guidai l’auto di Steve Bacardi per un paio di mesi.

Domanda: E’ giusto dire che lei guidava solo auto prestate dagli amici?

Risposta: E’ esatto.

Domanda: Puo' dirci per quanto tempo ebbe in uso l’auto del Forti?

Risposta: Direi per un paio di mesi… forse tre mesi.

Domanda: Uso' soltanto la Range Rover?

Risposta: Range Rover e Land Rover. Si'… guidai queste due auto.

Domanda: Puo' indicare in quale periodo esatto uso' le auto di Enrico Forti?

Risposta: Fu nell’estate del 1997. Durante la produzione del film (su Versace ndt) che riguardo' la casa galleggiante (dove era stato trovato il cadavere del presunto assassino di Versace ndt).

Domanda: Lei ha mai praticato lo sport del windsurfing con Enrico Forti?

Risposta: No. Non so neppure praticare questo sport.

Domanda: Che tipo di lavoro svolse con il Forti?

Risposta: Non so nemmeno se si possa definire lavoro. Lo aiutai perche' non avevo nulla da fare e pensavo, allora, che fosse una persona per bene. Lo ritenevo una bella persona che aveva intorno a se una famiglia assai piacevole. Il mondo del cinema mi attraeva. Quella esperienza era nuova per me e Forti apri' la mia mente al mondo del cinema. Fu cosi' che presentai al Forti un mio amico – si chiamava Kaloney – per fare un video. Gli presentai anche un altro amico, a nome Axtmann. Cosi', quando si presento' l’occasione di lavorare al film sulla casa galleggiante dove fu rinvenuto il corpo di Cunanan, feci da assistente al Forti. Mi occupai delle riprese cinematografiche connesse all’intervista di un ufficiale di polizia.  

Domanda: Fu in quella occasione che utilizzo' la Range Rover?

Risposta: Non solo. Utilizzai l’auto per trasportare altre persone interessate al film.

Domanda: Altre auto a disposizione?

Risposta: Si'. Guidai spesso la BMW della mia fidanzata Kathryn Evans. Si trattava normalmente di automobili affittate per brevi periodi. Devo ammettere che non amo guidare…

Domanda: Puo' chiarirci in quale modo, dal settembre 1997 al febbraio 1998, riusci' a guadagnarsi da vivere negli Stati Uniti d’America?

Risposta: Vivevo con un po’ di denaro che avevo da parte. Altro denaro mi proveniva dai miei genitori in Germania. Altro, ancora, mi veniva prestato dalle persone che conoscevo. Devo ammettere che il mio stile di vita era molto costoso. Non avevo lavorato per un lungo periodo di tempo e non facevo altro che pagare i miei debiti. Avevo grossi problemi anche perche' le persone che mi dovevano del denaro non lo restituivano…

Domanda: Puo' chiarirci quale lavoro lei svolgeva a Miami?

Risposta: Nessuno in particolare. Cercavo di sopravvivere. Il mio inglese era a livello elementare e, soprattutto, non conoscevo lo spirito e la mentalita' americani. Non sapevo veramente come fare per vivere negli Stati Uniti. Cercai di farlo, ma non vi riuscii.

Domanda: Secondo le leggi tedesche, chi e' dichiarato fallito puo' avere del denaro?

Risposta: Solo se dimostra che quel denaro proviene da persone che non hanno nulla da spartire con la situazione che ha creato il fallimento.

Domanda: Puo' dirci se ha mai consegnato denaro relativo alle sue attivita' fallite ad altre persone e tra queste ai suoi genitori?

Risposta: I miei genitori non sono ricchi ma neppure poveri. Potevano aiutarmi in modo autonomo e senza ricevere denaro da me.

Domanda: Ha mai dichiarato i suoi redditi o pagato tasse negli Stati Uniti?

Risposta: Non ho mai avuto alcun reddito e, quindi, non ho dichiarato nulla.

Domanda: Quanto denaro ha ricevuto da Tony Pike quando egli si trovava a Miami?

Risposta: Ricevetti del denaro da Tony Pike e altro denaro l’ho preso senza il suo consenso. Se ho compreso il contenuto della domanda questa e' la mia risposta…

Domanda: Vorrei sapere quanto denaro ha preso senza il consenso.

Risposta: Ho preso piu' di novantamila dollari. Parte della somma ho preso dalle carte di credito senza mai avere ricevuto il consenso del Pike… direi circa trentacinquemila dollari.

Domanda: Senza il consenso dell’interessato trentacinquemila dollari. E’ corretto?

Risposta: Si'. E’ corretto.

Domanda: Enrico Forti ha partecipato questa sottrazione?

Risposta: No. Forti sapeva che Pike mi aveva dato del denaro. Ma nulla di piu'.

Domanda: Comunico' al Forti anche solo il suo intendimento di prendere il denaro?

Risposta: No. Il denaro che Forti prese a Tony Pike fu diverso dal mio.

Domanda: Io parlavo del denaro che lei prese. Non quello del Forti…

Risposta: Va bene. Per il denaro che presi io Forti non c’entrava nulla.

Domanda: Ascolti, signor Knott, fu lei che tento' di addebitare sulle carte di credito di Tony Pike alcuni acquisti di merce effettuati in Texas?

Risposta: No. Chi tento' di farlo era Enrico Forti.

Domanda: Come fa a saperlo?

Risposta: Perche' ebbi a scontrarmi con il Forti dopo l’episodio. Aveva tentato di acquistare materiali per le riprese video con le carte di credito di Pike ma aveva usato il mio nome. Ricevetti delle chiamate che mi individuavano come l’acquirente… stavo diventando matto su questa cosa… dissi al Forti che non era questo il modo di agire e lui mi rispose che non c’era alcun problema perche' sarebbe accaduta la cosa piu' semplice del mondo ovvero che Pike avrebbe dichiarato di non aver mai richiesto e ricevuto quella merce. Tutto sarebbe finito li'. Ma accadde che una mattina ricevetti molte chiamate dalla Spagna. Volevano parlare con Tony Pike – che in quel momento viveva nell’appartamento di Forti – per sapere delle sue spese in Texas. Io passai la chiamata a Tony e cosi' egli apprese che qualcuno aveva tentato di usare le sue carte di credito per gli acquisti in Texas…

Domanda: E’ certo che quegli acquisti furono fatti dal Forti e non da lei stesso?

Risposta: Si'. Sono certo.

Domanda: Lei conosce i signori Hartmann?

Risposta: Si'. I signori Hartmann furono invitati a Miami dal mio amico Steve Bacardi e cosi' li conobbi. In un breve volger di tempo, circa due o tre settimane, convincemmo i coniugi Hartmann ad entrare in affari con noi. Si trattava di una societa' per la costruzione di palloni atmosferici (mongolfiere ndt). Il signor Hartmann aveva deciso di vivere a Miami nel periodo invernale e voleva fondare con me una societa' per la costruzione di palloni atmosferici. Decidemmo che ciascuno avrebbe messo la meta' della somma necessaria a fondare la societa'. Creammo un conto in comune presso la Sun Trust ma Hartmann non ando' oltre perche' ritenne che io avessi preso quel denaro. Ho subi'to un processo per questa accusa. Mi sono dichiarato colpevole e ho sottoscritto un accordo con i legali dell’Hartmann prima di essere arrestato. Pensavo di poter risolvere le questioni in sede civile ma cosi' non e' stato.  

Domanda: Quindi e' corretto dire che lei ha truffato gli Hartmann?

Risposta: Si'. E’ corretto. Presentai dei documenti che non avrei potuto presentare…

Domanda: Prese del denaro?

Risposta: Si'. Hartmann verso' ventottomila dollari ed io me ne impossessai in parte.

Domanda: Tento', almeno, di cominciare una parte dell’attivita'?

Risposta: Qualcosa si fece… andammo a Detroit presso le manifatture Cameron dove si costruivano i palloni aerostatici. Effettuammo alcuni voli in pallone. Parlammo con alcuni piloti di palloni aerostatici e spendemmo un po’ di denaro per attivare il business. Comprai dei computer. Mangiammo numerose volte fuori al ristorante. Pagammo i biglietti aerei, comprammo dei telefoni cellulari, pagammo la bolletta del telefono, Insomma, spendemmo il denaro oltre la somma che era stata depositata in banca e Hartmann ritenne che io mi fossi impossessato di parte di quel denaro per spese personali…

Domanda: Lei, Knott, menti' o non menti' al suo socio Hartmann?

Risposta: Si'. Io gli mentii perche' nel dicembre 1997 gli inviai una lista di esborsi che contenva false informazioni e per questo mi sono dichiarato gia' colpevole.

Domanda: Va bene… ma ho bisogno di sapere se il Forti era coinvolto in questa truffa.

Risposta: No. Forti sapeva che ero entrato in affari con Hartmann ma null’altro.

Domanda: Forti l’aiuto' nel mandare avanti questa iniziativa?

Risposta: Mi aiuto' soltanto a convincere l’Hartmann che l’iniziativa poteva essere vincente perche' diverse persone erano interessate a quel singolare ramo d’attivita'. Ma quello che Forti disse ad Hartmann in nulla era riferibile alla truffa che io stavo consumando.

Domanda: E’ corretto dire che Forti non menti' mai ai signori Hartmann?

Risposta: Non posso rispondere a questa domanda.

Domanda: Torniamo per un attimo indietro nel tempo e piu' esattamente a quando Tony Pike si trasferi' nell’appartamento che Enrico Forti gli mise a disposizione. Si trattava di una unita' abitativa vicina a quella in cui la famiglia di Forti viveva. Era l’appartamento 206?

Risposta: Si'. Era l’appartamento 206. Quello in cui abitava il Forti era il 205.

Domanda: In questo periodo lei ha detto si sarebbero verificati i tentativi di utilizzazione delle carte di credito di Tony Pike da parte del Forti. Puo' dirci come mai lei ha la certezza di questa circostanza?

Risposta: Perche' la moglie di Tony e il suo segretario, Fernandez, mi telefonarono. Era presto al mattino. Io stavo ancora dormendo. Dissi loro di richiamare. Dopo circa un’ora mi chiamarono ancora e mi dissero che la banca spagnola del Pike aveva comunicato che qualcuno stava cercando di utilizzare la carta di credito in modo fraudolento. Ne parlai al Forti quella stessa mattina e lui mi confermo' che aveva tentato di negoziare qualcosa che, pero', non era andata a buon fine. Tutto poteva dirsi concluso li' e non vi era alcun problema. Dissi al Forti che non desideravo che il mio nome fosse connesso alle sue attivita'. Questo e' tutto…

Domanda: Puo' dirci quando incontro' Tony Pike per la prima volta?

Risposta: Ho conosciuto Pike circa dieci anni fa. Andavo spesso a Ibiza in compagnia di amici tedeschi e tra questi Axtmann. Molti tedeschi facevano le loro vacanze ad Ibiza. Tony Pike era molto noto nell’isola perche' frequentava tutte le persone piu' famose. L’avro' incontrato in uno dei luoghi che frequentavamo: ristoranti, spiaggie, barche…

Domanda: Faceva uso di cocaina all’hotel Pikes?

Risposta: Si'.

Domanda: Uso' cocaina con Tony Pike?

Risposta: Si. Accadde qualche volta.

Domanda: La droga era in qualche modo connessa alle attivita' dell’albergo?

Risposta: Non era certo legale… ma nessuno fa grandi affari fuori da questo giro…

Domanda: Nel periodo in cui frequento' l’hotel Pikes ebbe mai ad incontrare Dale?

Risposta: No. Gli parlai a telefono qualche volta. Telefono' a Miami dalla Spagna.

Domanda: Parlo' con Dale il giorno 15 febbraio 1998?

Risposta: No. Accade la settimana precedente.

Domanda: Le disse che sarebbe venuto a Miami?

Risposta: Si'. Mi disse che stava progettando il suo arrivo a Miami per una data anteriore al 15 di febbraio ma, alla fine, i piani erano mutati. Dall’Australia doveva raggiungere Miami in modo diretto ma la presenza del padre Tony e del Forti, prima a Monte Carlo e poi in Spagna, lo avevano convinto a cambiare i suoi programmi.

Domanda: Puo' dirci perche' Dale riteneva necessario venire qui a Miami?

Risposta: Per quello che posso comprendere, Dale riteneva necessario mettere in chiaro una serie di questioni con il Forti e con il padre relative all’albergo. Vi erano anche delle questioni che mi riguardavano ma io avevo gia' detto a Dale, parlandogli per telefono, che ero pronto a restituire quanto avevo preso non appena avrei ricevuto del denaro che attendevo.

Domanda: Durante questa conversazione con Dale ebbe ad accusarla di furto?

Risposta:  Si tratto' di una conversazione molto gentile. In nessun modo minacciosa.

Domanda: Dale non comunico' che se lei non avesse subito restituito il denaro sarebbe andato alla polizia per denunciarla?

Risposta: No.

Domanda: E’ proprio sicuro di questo? E’ certo di non aver udito qualcosa di simile?

Risposta: No. La mia amicizia con il padre e' stata sempre ottima. Anche se Dale non mi conosceva personalmente mai avrebbe detto qualcosa di simile, soprattutto al telefono.

Domanda: Ascolti, Knott, lei ha preso denaro in modo illecito e, per sua stessa ammissione, da un mucchio di gente: da Stern, da Hartmann, dalla sua ex fidanzata, dalla sua finta moglie, da Tony Pike e chissa' quanti altri. Come poteva pensare che qualcuno di questi alla fine non la denunciasse alla polizia per farla arrestare o per farla espellere dagli USA?

Risposta: Mettiamola cosi'… il denaro che ricevevo era a titolo di prestito. Si trattava di un periodo particolare della mia vita in cui avevo difficolta' finanziarie. Ma questo non era un grosso problema per me perche' avrei potuto saldare tutti i miei debiti di li' a poco.

Domanda: Le pongo una domanda precisa. Fu lei a truffare Tony Pike?

Risposta: Si'. Ho truffato Tony Pike. Ma voglio chiarire che parte del denaro fu da me percepito con il pieno consenso dell’interessato.

Domanda: Le chiedo, pero', da cosa si muoveva la sua certezza che – almeno per quella parte di denaro presa senza il consenso e che ammontava a circa trentacinquemila dollari – il figlio di Tony Pike non avrebbe presentato denuncia alla polizia di Miami?

Risposta: Perche' il padre non lo avrebbe permesso. Ero amico di Tony.

Domanda: Disse mai a Tony che piuttosto che finire in galera si sarebbe suicidato?

Risposta: Si'. Lo dissi, ma per gioco. Mai avrei pensato, a quel tempo, che sarei veramente finito in galera ancora una volta...

Domanda: Le chiedo: quando decise di collaborare con lo Stato della Florida e dichiararsi colpevole per i fatti che le venivano addebitati?

Risposta: Avevo chiesto subito al mio legale ma dovevo attendere l’esito delle indagini.

Domanda: E’ vero che prima di dichiararsi colpevole lei e' stato sottoposto alla macchina della verita'? Puo' dirci quante volte e' stato sottoposto alla macchina della verita'?

 

Interviene il rappresentante dell’accusa intimandogli di non rispondere.

Replica il difensore dicendo che nessun diritto prevede questa limitazione e che il teste deve rispondere alla domanda sulla macchina della verita'.

 

Risposta: Non voglio rispondere a nessuna domanda sulla macchina della verita'.

 

Dopo confronto tra difesa ed accusa, quest’ultima autorizza il teste a rispondere.

 

Domanda: E’ corretto dire che almeno quattro volte lei e' stato sottoposto all’esame del poligrafo per comprendere se stava dicendo la verita'?

Risposta: Si'. Almeno quattro volte ma avrei bisogno di vedere i risultati dei test per dare una risposta definitiva.

Domanda: Voglio intanto sapere se e' vero che, durante la prova della verita', le fu posta la domanda: “Ha mai progettato o compartecipato con qualcuno l’assassinio di Dale Pike?” e lei rispose: “No”. 

Risposta: Si'. E’ vero.

Domanda: E’ vero che, sempre con la macchina della verita', le fu posta la domanda: “Ha mai esploso contro Dale Pike i colpi che lo uccisero?” e lei ha risposto: “No”.

Risposta: Non capisco… cosa dovrei rispondere… perche' mi fa queste domande?

Domanda: Lei non deve comprendere. Lei deve rispondere la verita'. E’ vero o no? Le chiedo: perche' lei fu sottoposto per ben quattro volte, in pochi mesi, alla prova della macchina della verita' sulle stesse domande?

Risposta: Su questo dovrebbe chiedere al pubblico ministero e non a me. Io posso dirle che in Germania la macchina della verita' non esiste. Il mio avvocato mi ha detto di fare questo test ed io l’ho fatto.

Domanda: Mi vuol far credere che lei ha fatto questo test solo perche' il suo difensore le ha detto di farlo?

Risposta: No. Non solo. L’ho fatto perche' non avevo nulla da temere o da nascondere.

Domanda: Lei, signor Knott, sa qualcosa dell’omicidio di Dale Pike?

Risposta: No.

Domanda: Non ricorda di aver detto a chi la stava esaminando alla macchina della verita' che Dale Pike sarebbe arrivato a Miami per discutere dei soldi sottratti al padre Tony?

Risposta: Non ho esatti ricordi sul punto. E’ passato molto tempo… comunque sia, io non ho alcuna responsabilita' sulla morte di Dale Pike. Non so quali parole esatte ho utilizzato ma posso ribadire che io non ho ucciso Dale. I soldi che ho ricevuto e quelli che ho preso erano conosciuti da tutti. Non avevo ragione di nascondere alcunche'… tutti sapevano.

Domanda: Certo… tutti sapevano… Quando ha saputo che Tony aveva l’AIDS?

Risposta: Forti me lo comunico' nel dicembre 1997 ma la questione non mi interessava. Tony non me lo disse mai e io non glielo chiesi. Forti mi disse di stare attento, di non bere al suo stesso bicchiere o utilizzare lo stesso rasoio. Io ritenni che i suoi malanni fossero connessi ad altro tipo di malattia.

Domanda: Puo' escludere che Dale Pike fosse arrivato a Miami per discutere con lei?

Risposta: Non lo escludo. Dale arrivo' a Miami anche per parlare con me.

Domanda: Ricorda se davanti alla macchina della verita' ha risposto a domande relative al possesso di un’arma calibro .22?

Risposta: Si'.

Domanda: Puo' dirci quando quest’arma sarebbe stata acquistata e perche'?

Risposta: Forti deposito' alcuni oggetti nella stanza degli ospiti dell’appartamento 106 e fu prima di quella occasione che acquistammo, presso il negozio “Sports Authority”, l’arma calibro .22 che poi il Forti tenne per se.  

Domanda: Puo' dirci, esattamente, quando avvenne tutto questo?

Risposta: Non ricordo con precisione… forse fu in dicembre, ma non posso essere certo.

Domanda: L’arma fu acquistata per lei o per il Forti?

Risposta: Fu il Forti che venne fuori con l’idea di acquistare un’arma. Io non ho mai pensato di acquistare un’arma. Non avevo mai sparato in vita mia. L’idea di sparare non mi ha mai affascinato. Forti mi convinse ad acquistare le armi dicendomi che cosi' avremmo potuto verificare se veramente potevo considerarmi “pulito” negli Stati Uniti ossia se mai i pregiudizi penali, registrati in Germania, fossero stati trasmessi alle autorita' americane. Perche' il Forti ben sapeva che io ero stato condannato. Il Forti decise di mettere tutto a mio nome, compilo' il formulario di registrazione e contratto' l’acquisto con il venditore. Io mi limitai a firmare il modulo della richiesta e non nascosi mai a nessuno che avevo fatto solo questo.

Domanda: Vuole con cio' dire che comunico' al venditore i suoi pregiudizi penali e che questi le vendette comunque l’arma?

Risposta: Forti fece ogni cosa. Ricordo soltanto che tornai a casa a prendere la mia patente di guida e l’ultima copia della fattura telefonica mentre lui rimase in negozio. Tornai, consegnai i documenti, sottoscrissi il formulario riempito dal Forti senza neanche leggerlo perche' mi fidavo interamente di lui. Devo pure dire che allora io non leggevo l’inglese… Ripeto, io non desideravo un’arma e non e' mai stata mia intenzione acquistarne una.

Domanda: E’ certo di non avere mai detto, davanti ad amici, che aveva acquistato l’arma per proteggersi?

Risposta: Forse l’avro' detto ma io non ho mai comprato i proiettili… non so cosa dire… io non amo le armi, non mi piace sparare.

Domanda: E’ possibile che l’acquisto servisse per l’uso sportivo, come tiro a volo da effettuare dalla barca in mare aperto?

Risposta: Al momento dell’acquisto forse si disse. Non ho alcuna idea. Posso solo dirle che la scelta di acquistare l’arma fu del Forti e non certo mia.

Domanda: Lei ha mai ricevuto denaro in prestito dal Forti?

Risposta: Si'. Forti mi aiuto' in due o tre occasioni nel 1997. Mi diede cinquemila dollari una prima volta e forse la stessa somma una seconda. Rimborsai quelle somme.

Domanda: Ritorniamo per un momento alla macchina della verita'. Sotto il controllo di quella macchina le fu chiesto: “Si trovava a Virginia Key il giorno 15 di febbraio allorche' Dale Pike fu ucciso?”.

Risposta: Risposi che non ero stato a Virginia Key quel giorno.

Domanda: Puo' dirci esattamente cosa fece quel giorno?

Risposta: Si'. Mentre uccidevano Dale io mi trovavo a casa mia. Avevo organizzato una cena e diverse persone avevano partecipato. Posso dirle che per tutto il giorno non mi mossi dal mio appartamento a Williams Island. Ricevetti molte telefonate. Fuori pioveva e decisi di rimanere a casa durante tutto il giorno. Gli invitati arrivarono nel pomeriggio tardi verso le ore 19:00. Nel corso della serata ci raggiunsero altri amici e restammo insieme fino a tardi.

Domanda: Corrisponde a verita' la circostanza che nel corso della serata si presento' anche un tale che si chiamava Steven Belhurt? Puo' dirci chi era questo Belhurt?

Risposta: E’ un fotografo. Tutti si servivano di lui per fare le foto.

Domanda: E’ vero che il Belhurt la ritrasse per le foto da inserire nel suo passaporto?

Risposta: Si', e' vero. Avevo chiesto a Tony Pike di aiutarmi ad ottenere una seconda cittadinanza e Tony mi disse che avrebbe potuto aiutarmi…

Domanda: Scusi, Knott, lei desiderava una seconda cittadinanza o un passaporto falso?

Risposta: Volevo che apparisse vero. Io pero' avevo richiesto un passaporto falso.

Domanda: E’ corretto dire che desiderava avere una doppia falsa cittadinanza?

Risposta: Corretto. Volevo un secondo passaporto con la mia fotografia, con i miei veri dati anagrafici ma rilasciato da un paese diverso. Non so se questa cosa possa dirsi falsa o no. Forse e' da ritenersi falsa.

Domanda: Perche' desiderava questo doppio passaporto?

Risposta: Perche' no? Ero andato via dalla Germania per un beneficio condizionale della pena residua da espiare, con una nuova cittadinanza avrei facilmente potuto ricominciare una nuova vita. Avere nuove aperture di credito. Perche' non farlo?

Domanda: Senza l’ingombrante presenza del passato?

Risposta: Esattamente…

Domanda: Senza essere inseguiti dalle persona alle quali aveva sottratto del denaro?

Risposta: Certo! Perche' non farlo…

Domanda: E se mai avesse commesso un nuovo crimine magari fuggire con questo passaporto falso. Non e' vero?

Risposta: Non ho mai pensato a quest’ultima opzione per il semplice motivo che quando l’omicidio venne commesso il passaporto non mi era stato ancora consegnato.

Domanda: Ma e' corretto dire che Tony Pike le stava procurando il passaporto falso?

Risposta: Non saprei dire se veramente era prossimo a darmi quel passaporto ma certo le amicizie di Tony Pike mi avrebbero aiutato in questo. Sapevo che qualcuno da Ibiza mi stava aiutando ad ottenere quel falso passaporto.

Domanda: Torniamo al fotografo… Retribui' la prestazione di Steven Belhurt?

Risposta: No.

Domanda: Perche' Belhurt si presento' proprio quella sera a casa sua?

Risposta: Fui io ad invitarlo per evitare di saldargli la somma che gli dovevo.

Domanda: Non comprendo…

Risposta: Si'. Invitandolo, davanti a tutta quella gente, non mi avrebbe richiesto i tremila e settecento dollari che gli dovevo. Avrei potuto dire che ci sarebbe stato un momento piu' opportuno per adempiere e che nulla urgeva in tal senso…

Domanda: Torniamo alla questione passaporto falso. Quale nazionalita' falsa sarebbe stata attribuita nel passaporto? 

Risposta: Inglese. Il passaporto falso era apparentemente rilasciato dalla Gran Bretagna.

Domanda: In quale modo Tony Pike, dalla Spagna, sarebbe riuscito ad ottenere un passaporto dalla Gran Bretagna?

Risposta: Posso dire che Tony Pike spese circa cinquemila sterline per ottenerlo. Almeno cosi' mi disse.

Domanda: Sapeva che tutto cio' era illegale?

Risposta: Si'.

Domanda: Puo' chiarirci per quale motivo Tony Pike avrebbe dovuto fare qualcosa di illegale per lei?

Risposta: Perche voleva aiutarmi. Non lo avrebbe fatto personalmente. Avrebbe rivolto a qualcun altro la mia richiesta. Tony avrebbe soltanto trovato per me la persona giusta.

Domanda: Quando chiese a Tony il falso passaporto non le fu risposto qualcosa del tipo “ma che dici, Tom, questo e' assolutamente illegale…” o altro dello stesso tenore?

Risposta: Si'. Tony mi diceva sempre cose di questo genere. Mi invitava a non fare cose stupide. Ma per il passaporto falso non consideravo poi la cosa cosi' grave. Molte persone, in America, hanno un doppio passaporto falso.

Domanda: Oltre a quella che ha descritto e all’uso di cocaina, quali altre attivita' illegali ha praticato con Tony Pike?

Risposta: Che io ricordi nulla.

Domanda: Tony Pike le ha mai portato cocaina quando soggiornava presso il suo albergo ad Ibiza?

Risposta: No. Tony non era uno che commerciava in stupefacenti. Se si vuole acquistare cocaina ad Ibiza si va nei locali notturni. Si tratta di una cosa assai normale. Ti invito a prendere una linea di coca allo stesso modo in cui ti invito a prendere un drink…

Domanda: Quando Tony si trovava negli Stati Uniti, lo invitava spesso “a prendere una linea di coca”?

Risposta: Si'. Sara' accaduto qualche volta. Non molto spesso. La compravamo insieme.

Domanda: Dove la compravate?

Risposta: C’era un luogo dove si comprava. Un locale, si chiamava il “Living Room”.

Domanda: Consumavate altre droghe? Marijuana?

Risposta: Non fumavo marijuana e nemmeno Tony lo faceva.

Domanda: Mai preso Ecstasy?

Risposta: Qualche volta, ma non molto spesso.

Domanda: Lei e Tony Pike facevate uso di Ecstasy?

Risposta: Si'. Capitava a volte che acquistassimo anche l’Ecstasy.

Domanda: Che le risulti l’Ecstasy incrementa le capacita' sessuali?

Risposta: Non saprei rispondere a questa domanda…

Domanda: Lei conosce qualcosa delle relazioni sentimentali di Tony Pike?

Risposta: Si'… sapevo che stava con una giovane ma non che avesse grande ascendente sulle donne. Helen Desrosieres era stata una sua fidanzata ma si incontravano raramente.

Domanda: Vorrei un attimo tornare ad una mia precedente domanda. Lei ha mai detto a Enrico Forti che piuttosto che andare in galera sarebbe stato pronto ad uccidere?

Risposta: Non ho mai pronunciato una simile frase. Posso aver detto che avrei ucciso me stesso ma non ho mai detto che sarei stato pronto ad uccidere qualcuno.

Domanda: Non ha mai pensato neppure di assoldare un killer per eliminare qualcuno?

Risposta: Lo nego decisamente. Non e' questo il mio genere di cose.

Domanda: Torniamo per un attimo ai suoi rapporti con Tony Pike. E’ vero che avrebbe desiderato entrare in affari con lui nella gestione dell’Hotel Pikes di Ibiza?

Risposta: Non e' proprio cosi'. Quando ero molto facoltoso e frequentavo l’albergo dissi a Tony che sarei stato felice di finanziare la realizzazione di un “centro benessere”, una SPA, nel suo albergo. Per me sarebbe stato un modo per mandarvi in vacanza i miei tanti impiegati. Come e' noto i miei affari andarono a rotoli e con essi il mio intendimento. So, pero', che Tony ha realizzato quel progetto senza il mio supporto.

Domanda: E’ vero che invito' Tony a venirla a trovare in Germania nel periodo in cui lei era detenuto in carcere?

Risposta: Si'. Tony venne a trovarmi durante il periodo di detenzione alcune volte. Una volta era in compagnia della sua giovanissima fidanzata Fannie.

Domanda: Puo' parlarci di questo legame sentimentale?

Risposta: L’avro' incontrata un paio di volte. Era una ragazza molto giovane e molto carina. Avra' avuto vent’anni. Lei era veramente innamorata di Tony Pike ed io ero veramente felice che Tony potesse vivere una storia sentimentale unica. Sapevo che era vergine quando incontro' per la prima volta Tony.

Domanda: Puo' dirci se quando incontro' Tony Pike la ragazza fosse minorenne?

Risposta: Si' era minorenne. Forse aveva quindici anni… non male come esperienza…

Domanda: Ma Tony in quel periodo non era sposato con Vera?

Risposta: Si'. Cio' che posso dire e' che la ragazza era molto giovane e che io la conobbi nei primi mesi dell’anno 1996 perche' vennero a trovarmi due volte a Francoforte.

Domanda: Posso chiederle se Tony Pike le parlava delle sue attivita' sessuali con la giovane Fannie?

Risposta: Lui era un gentiluomo. Il rapporto mi sembrava di vero amore. Il contrasto dell’eta' era veramente notevole, tuttavia di questo non parlavamo proprio perche' evidente…

Domanda: Ascolti, signor Knott, fu lei a presentare Tony Pike a Enrico Forti?

Risposta: No. Si incontrarono casualmente nei dintorni di Williams Island nel novembre del 1997 allorche' Tony venne per la prima volta soggiornare presso di me. D’altronde era facile incontrarsi a Williams Island perche' si viveva tutti come una piccola famiglia.

Domanda: Prima di quell’incontro lei aveva mai parlato con Tony di Enrico Forti?

Risposta: Si'. Tony doveva fare un video sull’albergo di Ibiza e io gli avevo detto che questo Forti lavorava nella televisione e che avrebbe potuto aiutarlo.

Domanda: Quando Pike e Knott cominciarono a parlare della vendita dell’albergo?

Risposta: Quando Forti decise di far trasferire Tony nell’abitazione vicina alla sua… penso che questo fu il momento in cui le loro relazioni d’affari si consolidarono. Le mie, a quel punto, divennero piu' difficili ma non dal punto di vista personale. Continuavo ad intrattenere con Tony relazioni eccellenti solo che non discutevamo piu' la possibilita' che io potessi in qualche modo diventare suo socio nella conduzione dell’albergo. Attendevo, pero', che Enrico Forti mi riconoscesse una somma pari al cinque per cento dell’affare che gli avevo procurato e lui, del resto, mi promise che avrebbe pagato questa commissione.  

Domanda: Lei non e' iscritto come agente mediatore negli Stati Uniti. In quale modo e sulla base di quale formale rapporto di lavoro avrebbe potuto incassare quel denaro?

Risposta: Sulla base di un regolare contratto che, pero', il Forti si rifiuto' di sottoscrivere.

Domanda: Puo' riferire quali erano le condizioni di salute di Tony Pike quando lo conobbe?

Risposta: Nel 1992 le sue condizioni di salute erano ottime. Successivamente mi fu riferito dai miei genitori, che si erano recati ad Ibiza numerose volte, che sembrava molto pallido, che si muoveva lentamente, che era lento nel reagire agli stimoli esterni… Tutto cio' mi fu chiaro quando lo rividi nel novembre 1997. Si trattava di un’altra persona e te ne accorgevi quando lo vedevi vagare intorno alla piscina, oppure perdere il suo portafogli o, ancora, non trovare la strada per tornare a casa. Insomma, solo allora percepivi che quell’uomo doveva avere problemi molto seri.

Domanda: Eppure lei lo condusse nei locali notturni e gli fece assumere droghe…

Risposta: All’apparenza era normale. Stava seduto, parlava amabilmente.

Domanda: Lei sapeva che era malato e faceva in modo che frequentasse i locali dove avrebbe potuto avere rapporti sessuali. E’ vero o non e' vero?

Risposta: Davanti a me Tony Pike non ha mai fatto sesso anche perche' le donne non lo cercavano certo per scopare…

Domanda: Lei prima ha detto che Tony Pike si trasferi' in un altro appartamento. Ci puo' spiegare perche' cio' avvenne?

Risposta: Se devo dare la risposta evidente e' che nell’appartamento di Forti, Tony stava certamente meglio. Aveva piu' spazio e autonomia. A mio avviso quello fu uno stratagemma del Forti per controllare meglio Pike, per fotterlo meglio… In gennaio 1998, infatti, molti documenti miei e di Pike sparirono. Io ero veramente contrariato e avevo chiesto a Forti delle spiegazioni. Ne ebbi la risposta che non c’era nulla di scritto o documento che io potessi pretendere perche' – mi diceva – lui non mi chiedeva qualcosa di scritto quando mi prestava il denaro che io chiedevo. Come ho gia' piu' volte detto, il mio inglese era pessimo come ogni altra conoscenza delle cose americane. I miei argomenti erano molto poveri in confronto a quelli del Forti. Manifestai i miei dubbi agli amici… chiesi a tutti: “ma perche' questo Forti non ha alcun rispetto nei miei confronti e nei confronti dei miei amici?”

Domanda: E’ sicuro che tutto cio' avvenne nel gennaio 1998?

Risposta: Avvenne tra il dicembre 1997 ed il gennaio 1998.

Domanda: Come mai lei aveva la disponibilita' di assegni e carte di credito del Pike?

Risposta: Non era proprio cosi'. Non avevo gli assegni. Gli assegni mi furono dati gia' compilati da Tony Pike ma aveva errato la data di emissione. Adesso non sono neppure certo di come andarono le cose. Posso solo dire che era evidente che Tony non fosse cosciente di quello che faceva e io ho approfittato di questo suo stato di salute. Mi sono gia' dichiarato colpevole di questo reato e non so proprio cos’altro aggiungere…

Domanda: Per esempio potrebbe aggiungere per quale motivo Tony Pike venne in novembre a Miami e non avverti' l’esigenza di tornare in Spagna, a Ibiza, in occasione delle feste natalizie di fine anno 1997. Tony non aveva una figlia piccola avuta dal matrimonio con sua moglie Vera? Come mai non avverti' l’esigenza di tornare a casa?

Risposta: La verita' e' che Tony avrebbe voluto tornare a casa in tempo per le feste di Natale ma il Forti lo trattava proprio come un bambino e gli impartiva ogni direttiva. Cosi' quando Tony manifesto' l’intendimento di andar via Forti replico' che non poteva perche' vi erano da portare avanti tutte le necessita' connesse al business dell’albergo e tante altre bugie. Gli diceva: “Resta. Andremo via domani…”. Ma domani non veniva mai. Poi partirono, se non ricordo male, in gennaio. Non ricordo se la prima destinazione fu Parigi…

Domanda: Lei ha gia' detto di aver ricevuto del denaro in modo lecito da Tony Pike. Vorrei sapere: questo denaro proveniva dalla Spagna? Forti sapeva che dietro questo denaro c’era la volonta' di Tony di aiutarla?

Risposta: Si'. Forti sapeva bene ogni dettaglio di questa circostanza. Voglio aggiungere che Forti conosceva di me molte cose perche' vi fu un periodo in cui ci frequentavamo in modo assiduo e io confidavo in lui. Stavamo tanto tempo insieme anche di notte e parlavamo di ogni cosa. Lui conosceva tutto del mio passato. Conosceva le donne che frequentavo e ogni tanto veniva a trovarci nel mio appartamento quando delle ragazze venivano a trovarmi…

Domanda: Puo' dirci quando ha conosciuto Enrico Forti?

Risposta: Ho conosciuto Forti quando arrivai per la prima volta a Miami nel 1996, piu' esattamente alla fine dell’anno 1996.

Domanda: Chi le presento' Enrico Forti?

Risposta: Me lo presento' Sigfried Axtmann.

Domanda: Ricorda in quale contesto vi fu la presentazione? Forse un torneo di tennis?

Risposta: Non penso un torneo di tennis. La gente che conoscevo era in qualche modo collegata alla mia precedente detenzione, sapevano che ero un boss, un uomo d’affari che da poco era uscito dalla galera…

Domanda: Puo' dirci esattamente come avvenne la presentazione? Avvenne qualcosa come: “Chico, vorrei che conoscessi il signor Knott…”?

Risposta: Queste persone parlano tra loro in modo differente perche' sono tra di loro tutti connessi in qualche modo. Non hanno bisogno di lunghe presentazioni o spiegazioni.

Domanda: Magari dicono: “Eccoti un altro criminale che dovresti incontrare”?

Risposta: Non proprio cosi'. Dicono: “Eccoti un buon amico. E’ stato protagonista di una megatruffa in Germania…”. Non avevo nulla di cui vergognarmi e per Forti questo mio passato non costituiva certo un problema. Lui sapeva benissimo che io venivo dalla prigione.

Domanda: Puo' chiarirci a quale fine avvenne questa presentazione?

Risposta: Lui pensava che io fossi un giocatore di tennis professionista. Ma se devo dire esattamente perche' avvenne questa presentazione non saprei dire.

Domanda: Dopo la presentazione ci fu una frequenza nei rapporti?

Risposta: Diventammo amici. Eravamo veramente vicini. Eravamo cacciatori di donne. Andavamo al Doll House (locale notturno di Miami ndt). Non ci andavamo spesso perche' Forti lavorava spesso di notte. Ci andavamo per mangiare il sushi. Anzi, adesso che ricordo, frequentammo il night club solo una volta. Non che passassimo molto tempo assieme ma quando eravamo insieme c’erano molte donne a noi vicine. Stavamo insieme qualche ora e poi Forti tornava al lavoro.

Domanda: Le accadde mai di socializzare anche con sua moglie Heather?

Risposta: L’avro' visto una o due volte in compagnia della moglie. Era di ostacolo a questa frequentazione la presenza dei bambini. In quelle occasioni forse erano pure presenti i miei genitori. Normalmente Forti girava da solo e non in compagnia della famiglia.

Domanda: E’ vero che Forti aveva la chiave del suo appartamento?

Risposta: Si', e' vero. Dopo che Forti porto' via Tony dal mio appartamento, proprio grazie a quella chiave e dopo la sparizione dei documenti, si pose la necessita' di cambiare la chiave. Solo il giorno 13 febbraio 1998, nel corso di un occasionale dialogo, appresi che Forti affermava di essere il proprietario anche dell’appartamento dove dimoravo. Per me queste sua affermazioni erano assolutamente prive di fondamento.

Domanda: Ne parlo' con qualcuno di queste pretese?

Risposta: Ne parlai con tutti e a tutti spiegai la situazione. Il mio amico Pana disse che se Forti avesse continuato cosi' lo avrebbe denunciato alla polizia di Miami per frode ai danni di Tony Pike.

Domanda: Mi scusi, e' veramente difficile comprenderla… fino a quel momento lei era quello che aveva rubato a Tony migliaia di dollari, ne aveva ricevuto altre migliaia da Forti, quest’ultimo era l’unico che aveva dato a Tony del denaro… con queste premesse, lei o un suo amico avrebbe denunciato Enrico Forti alla polizia? Non le sembra paradossale?

Risposta: Comprendo benissimo la sua obiezione. Ma questo e' il vostro punto di vista… Voi che difendete Forti pensate che lui abbia solo dato e non ricevuto. Potrei rispondervi che l’amicizia andava in direzioni diverse. Forti aveva allontanato da me Tony e lo trattava come se fosse un povero idiota. Tony, invece, era un malato. Forti conosceva bene la sua malattia. Grazie alla malattia fece i suoi interessi prendendolo in giro. Lo lascio' a Monte Carlo, dentro una stanza d’albergo, trattandolo di merda. Tony me lo disse. Mi disse che nella notte gli faceva firmare tonnellate di documenti. Forti ha mentito con me numerose volte facendomi credere che avrei avuto il ruolo di intermediatore nell’affare dell’albergo.

Domanda: Se cosi' stavano le cose, quando ha deciso di porre fine a quell’amicizia?

Risposta: La situazione volse al peggio quando riferii lo stato delle cose ai miei amici Steve Bacardi, Pana, Mauro Lazzini. Dissi loro cosa stava accadendo in relazione all’acquisto dell’albergo. Raccontai che Forti mi aveva scavalcato nell’affare. I miei amici mi misero in guardia e mi dissero: “Vedrai che non ti riconoscera' nemmeno un dollaro, non avrai un soldo di commissione”. Ma io non ebbi la forza di oppormi. Tentai anche di parlarne con Tony ma Forti istrui' Tony a non rivolgermi parola. Attesi, quindi, il suo ritorno a Miami perche' potesse parlare con i miei amici, aprirsi gli occhi su cio' che Forti stava facendo ai suoi danni. Ma l’attesa fu vana.

Domanda: Secondo la sua ricostruzione e' giusto affermare che alla fine del 1997 lei ed Enrico Forti non eravate piu' amici?

Risposta: Si'. Ci salutavamo gentilmente ma null’altro. E’ vero che io avevo ancora da restituirgli del denaro ma questo non mi impediva di pensare di lui le cose che ho gia' detto. Non gradivo il suo modo di agire e glielo dimostravo nel modo in cui potevo.

Domanda: Ascolti, Knott, vi e' una circostanza che vorremmo che lei chiarisse ora e per sempre: ha mai detto a qualcuno, durante il suo periodo di detenzione… ha mai detto che, piuttosto che restare in galera, avrebbe cercato di inguaiare altre persone magari raccontando una serie di menzogne?

Risposta: Non ho memoria di aver mai detto una cosa simile.

Domanda: Non ha memoria o non ha mai detto una cosa di questo genere?

Risposta: Perche' avrei dovuto dire qualcosa di simile? Non ne avevo bisogno…

Domanda: Non ricorda di aver detto che quando Tony Pike veniva a trovarla a Miami lo faceva per assumere droghe, tipo cocaina ed ecstasy, e cosi' poter avere relazioni sessuali con giovani donne?

Risposta: Non penso di aver mai detto una cosa simile. Tony non aveva bisogno di droghe per incontrare delle giovani donne.

Domanda: Quando ha saputo che Dale Pike era stato ucciso?

Risposta: Una mia amica, Lester Gruda, mi telefono' e mi informo' che il giornale aveva riferito della morte di Dale Pike. Era il 19 febbraio 1998.

Domanda: Quindi lo apprese dai giornali?

Risposta: Esattamente.

Domanda: Quando scopri' che Dale Pike era scomparso?

Risposta: Forti me lo disse. Penso fosse lunedi' o martedi'. Forti riferi' la circostanza a me e al mio amico Mauro Lazzini. Ci disse che non lo aveva trovato all’aeroporto. Non posi molta attenzione alla cosa anche perche' Forti viaggiava per il mondo intero e quel suo stile di vita ben si confaceva alla circostanza. Ma il giorno dopo cercai di sapere qualcosa di piu' dal Forti e gli telefonai diverse volte.

Domanda: Fu lei a telefonargli?

Risposta: Si'. Esattamente. E chiamai anche Tony in Spagna perche' ritenevo non fosse normale la sparizione di una persona all’aeroporto.

Domanda: E Tony cosa le disse?

Risposta: Mi disse che aveva parlato con Forti. Non compresi bene quale fosse il contesto… ma Tony mi confermo' che suo figlio Dale, secondo il Forti, non era mai arrivato a Miami. Al contempo, pero', mi aveva confermato che Dale era partito alla volta di Miami.

Domanda: Cerco' di fare qualcosa per comprendere cosa fosse realmente accaduto?

Risposta: Cercai di fare quello che potevo. Forti non mi dava alcuna notizia e Tony sembrava ne sapesse meno di me. Cosi' gli consigliai di rivolgersi alla polizia di Miami. Questa fu l’ultima conversazione che ho avuto con Tony Pike perche' di li' a poco egli prese l’aereo per raggiungere Miami. Non ricordo il giorno esatto ma ricordo che Tony mi disse che ci saremmo visti di li' a poco a Miami. Fu l’ultima conversazione che ebbi con Tony.

Domanda: Non parlo' mai con Tony dopo il suo arrivo a Miami?

Risposta: No.

Domanda: Ne e' certo? Non parlo' mai con Tony nel periodo di permanenza a Miami dopo la scomparsa del figlio? Neanche per telefono?

Risposta: Forse gli parlai per telefono una volta.

Domanda: Quale tono ebbe nel corso di quella conversazione?

Risposta: Amichevole.

Domanda: Non l’accuso' di avere qualche responsabilita' nella morte di suo figlio?

Risposta: No. Sapeva bene che io non c’entravo per nulla con quella morte. Diciamo che non era certo contento per la sottrazione del denaro ma non mi accusava dell’omicidio.

Domanda: Lei, Knott, non ha mai detto al suo amico Mauro Lazzini di aver paura di andare nuovamente in prigione?

Risposta: Si'. E’ possibile che io abbia detto questo. Se ci sei stato, in prigione, sai esattamente cosa voglia dire vivere li' dentro e non vuoi certo ritornarci…

Domanda: Parliamo per un attimo di cio' che accadde il 19 febbraio 1998, quattro giorni dopo l’arrivo di Dale all’aeroporto di Miami. Lei incontro' Forti il 19 febbraio?

Risposta: Si'. Forti arrivo' nel cuore della notte, nel mio appartamento mentre ero in compagnia di Mauro Lazzini…

Domanda: Nel cuore della notte?

Risposta: Si'… forse era mezzanotte o piu' tardi ancora… 

Domanda: E cosa vi disse?

Risposta: Devo specificare che gia' al mattino era venuto a trovarmi ed era visibilmente nervoso. Diceva che sarebbe andato alla polizia, che doveva andare alla polizia per aiutarla a trovare Tony Pike perche' a quel punto anche Tony era sparito…

Domanda: Disse a Forti che solo due giorni prima Tony le aveva parlato al telefono?

Risposta: Questo non lo ricordo esattamente. Posso dire solo che Forti ripeteva che la polizia andava aiutata a ritrovare Tony, che la polizia aveva bisogno del suo aiuto. Mi disse che mi avrebbe telefonato piu' tardi. Invece non telefono' e neppure io riuscii a raggiungerlo. Arrivo', come ho gia' detto, a notte fonda…

Domanda: E cosa vi disse?

Risposta: Questa e' veramente la parte piu' strana della storia… Entro' nell’appartamento e percepimmo che il suo nervosismo era all’eccesso. Mi disse che doveva parlarmi. Chiuse le tende per evitare che qualcuno potesse vedere da fuori. Non c’era motivo per farlo perche' io e Mauro non stavamo facendo nulla di male. Non vi era denaro sul tavolo o altre cose che dovevano essere nascoste. Cosi' quel gestoi ci stupi'… Forti mi disse: “Ascolta, Tom, io sono un tuo buon amico e non voglio che tu possa ritornare in prigione…”. Io replicai: “Ma di cosa stai parlando?”. Non potevo certo dirgli: “Guarda che io non sono di certo tuo amico…” perche', cosi' facendo, non avrei saputo quello che aveva da dirmi. Forti tento' di spaventarmi con la storia della mia presenza illegale negli Stati Uniti, con la truffa dei palloni aerostatici, con la storia dei soldi sottratti a Tony Pike. Mi disse che la polizia di Miami era sulle mie tracce e che prima o poi mi avrebbe raggiunto. Mi disse che sarebbe stato meglio che io lasciassi la citta' per un paio di giorni…

Domanda: Quindi lei lascio' Miami per un paio di giorni?

Risposta: Si'. In effetti mi decisi a fare questa scelta. Ma ne' io ne' Mauro Lazzini avevamo denaro a sufficienza per fare questa trasferta cosi' Forti mi consegno' circa ottocento dollari l’indomani mattina. Andammo prima a Naples e, quindi, a Tampa.

Domanda: Con o senza cocaina?

Risposta: No. Senza cocaina. Non era certo il momento piu' opportuno per farlo…

Domanda: Magari qualche bevuta di troppo…

Risposta: Forse qualche bevuta ma nulla di piu'. Io telefonai subito al mio amico Steve Bacardi per dirgli che stavamo partendo perche' le cose che mi aveva riferito Forti mi avevano spaventato. Dissi a Steve che non era il caso che io restassi a Williams Island. Lui mi rispose che non avrei dovuto lasciare la citta' perche' non avevo nulla da temere. Anche se di avviso contrario ai nostri intendimenti ci aiuto' ad affittare una piccola auto per andare fuori citta'. Sabato mattina appresi che il mio appartamento era stato sottoposto a perquisizione da parte della polizia di Miami e fu allora che chiamai il mio legale, Kenny Weisman, per aiutarmi.

Domanda: Perche' proprio questo legale e non l’avvocato Keith Marshall con il quale lei era in buoni rapporti di amicizia tanto da cenare con lui la sera in cui Dale Pike venne ucciso?

Risposta: Per la semplice ragione che Marshall non era un penalista.

Domanda: Cosa accadde successivamente?

Risposta: Tornai a Miami di lunedi'. Cenai quella stessa sera proprio con l’avvocato Marshall e sua moglie. C’era anche Mauro Lazzini. Cenammo in un ristorante non lontano da casa mia e l’indomani mattina, proprio il giorno del mio compleanno, venni arrestato.

Domanda: Venne arrestato proprio il giorno del suo compleanno?

Risposta: Esattamente. Stavo festeggiando con tutti gli amici in un locale a South Beach e la polizia venne a prendermi. Mi ammanetto' davanti a tutti e mi porto' via. Era il 24 febbraio.

Domanda: Martedi', 24 febbraio 1998?

Risposta: Esatto. Vennero nella notte tra il 24 ed il 25 febbraio e mi arrestarono…

Domanda: Ricorda se quella stessa notte lei rese una dichiarazione alla polizia?

Risposta: Non firmai nulla. Forse mi chiesero qualcosa ma io non risposi nel modo in cui loro stessi si aspettavano. Vi fu successivamente l’udienza relativa alla mia liberazione con cauzione ma la questione era complicata dal fatto che il mio permesso di soggiorno negli States era scaduto e non poteva emettersi una cauzione per qualcuno che non poteva rimanere nel territorio americano.

Domanda: E’ giusto dire che tutto quello che le aveva prospettato Enrico Forti in ordine ai sospetti della polizia si verifico' puntualmente?

Risposta: Forse si'… ma io sono convinto che tento' di terrorizzarmi per i suoi scopi.

Domanda: Ma le cose che le aveva pronosticato si verificarono o no?

Risposta: Vuole veramente che le dica cosa penso? Penso che Forti mi abbia utilizzato e abbia cercato di fare ricadere su di me responsabilita' che non erano mie…

Domanda: Vorrei mostrarle alcuni documenti… lei riconosce questo documento in cui e' scritto testualmente: “la societa' che e' proprietaria dell’Hotel Pikes”. Ha mai visto questo atto?

Risposta: No.

Domanda: Ha mai avuto discusso con Tony Pike relativamente ad una societa' che si chiama Laurabada Investments?

Risposta: Posso dirle l’unica circostanza che conoscevo su questo aspetto… Tony Pike cercava di vendere il suo albergo a Forti. La somma che voleva era pari a 4,5 milioni di dollari e non un dollaro di meno. Questa e' l’unica circostanza che conosco. Nient’altro.

Domanda: Lei, Knott, ha mai sentito parlare della Laurabada Investments?

 

La Corte: Ci dispiace il tempo e' scaduto. Il prigioniero deve ritornare in cella…

 

 

 

Inserire i motivi importanti dell’appello e delle procedure sbagliate a scapito di Chico.

 

1. Conflitto di interesse e le gravi mancanze della difesa.
2. Diriti Miranda negati nella prima deposizione del gennaio 1998
3. Regola Williams
4. Regola Double Jeopardy
5. Convenzione di Vienna e conseguente “Amicus Brief” del Consolato

 

Inserire scheda di Gary Schiaffo?

1. Era molto arrabbiato con Chico per un mancato pagamento di un servzio reso sul caso Cunanan
2. e' stata la prima persona della polizia contattata da Chico alla notizia della morte di Dale
3. Lavorava nell’ufficio dello State Attorney a diretto contatto con l’accusatore Reid Rubin
4. I detective Carter e Gonzales erano nella squadra investigativa da lui diretta nel caso Cunanan
5. La giudice Victoria Platzer che presiedeva il processo di Chico lavorava con lui nella stessa
    squadra prima di diventare giudice

Continua... L'intervista