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Gabriele Nuzzo

di Guido Fiorito

Sicilia: POCHI EVENTI PER UN GRANDE PUBBLICO.

I centomila spettatori di Pergusa per il "Ferrari day" hanno coronato un anno particolare per la passione sportiva dei siciliani. Quattro avvenimenti da tutto esaurito hanno messo il dito nella piaga di una Sicilia affamata di grandi palcoscenici ma che non riesce ad esprimere, negli sport di squadra, società di vertice, con la lodevole eccezione della pallanuoto femminile dove la finale scudetto è stata tra Catania e Palermo.

Lo stadio della "Favorita", che non vede una partita di serie A con il Palermo in campo dal 1973 (quasi un quarto di secolo fa), ha ospitato il 22 gennaio l’esordio della nazionale di calcio di Maldini e il 5 febbraio la finale di ritorno della Supercoppa. Poi, in agosto, c’è stato il bagno di folla dell’Universiade e, infine, la festa delle Ferrari con Schumacher e Irvine a Pergusa.

Un filo lega questi avvenimenti ed è fatto di entusiasmo. C’era da riportare simpatia attorno alla nazionale, depressa dall’era Sacchi, ed ecco che il presidente della Federcalcio, Nizzola, sceglie Palermo. Risultato una grande festa con un incasso vicino ai 900 milioni. Obiettivo raggiunto, tanto che, sull’onda del calore siciliano, l’Italia va addirittura a vincere a Wembley.

Una festa tira l’altra?

Gli juventini in azzurro rimangono colpiti dell’accoglienza palermitana e, poco dopo, quanto il club bianconero deve scegliere una sede per giocare la finale di Supercoppa con il Paris St. Germain, consigliano, Ciro Ferrara in testa, la "Favorita". Qui il risultato di pubblico e clamoroso. L’andata era finita addirittura 6 a 1 per la Juve: il ritorno era una pura formalità, tanto da spingere la società a non giocare a Torino dove prevedeva un ben "magro" incasso. Eppure, in questa partita poco più che amichevole, è stato battuto il record d’incasso assoluto della "Favorita" con un miliardo e 395 milioni. C’è gente che si è presentata alle sei di mattina davanti ai botteghini, che avrebbero venduto tre ore più tardi gli ultimi tagliandi, pur di esserci. Abbiamo ricevuto richieste per riempire due stadi - è stato il bilancio di Giovani Ferrara, presidente del Palermo.

Lo stadio di Palermo è l’emblema delle difficoltà dei club siciliani di calcio. Ammodernato per i Mondiali del ‘90 è una platea per grandi spettacoli, ma il Palermo di oggi richiama, prendiamo ad esempio la Partita con la Turris, tremila spettatori, ovvero appena l’otto per cento della capienza. Tre retrocessioni in C negli ultimi quindici anni (1984, 1992 e 1997), spesso in difficoltà finanziarie (per questo fu radiata nell’86), la società rosanero naviga senza grandi acuti in Terza serie, né meglio vanno il Catania e il Messina, anche loro, protagoniste, tanti anni fa, in serie A. Quanta passione sperperata in anni di gestioni societarie discutibili.

Poi sono arrivate le Universiade dove nazionali B, come quelle di pallanuoto o di Basket, o, addirittura, di serie C, come quelle del calcio hanno, a sorpresa, riempito stadi e palasport. La Ferrari ha completato l’opera: Michael Schumacher, pur reduce dal pasticcio dell’incidente di Jerez, è stato osannato da migliaia di siciliani. La Nazionale, la Juventus e la Ferrari sono i monumenti sacri dello sport italiano ma l’accoglienza ricevuta in Sicilia resta "speciale".

Siamo popolari come la nazionale di calcio - spiega il presidente della Ferrari Luca di Montezemolo a Pergusa - perché i nostri tifosi non conoscono confini né sociali, né geografici.

In più, in Sicilia, la popolarità della Ferrari ha trovato lo spazio del mito con la Targa Florio. Il "Drake" scelse la gara siciliana per la sua seconda esperienza di pilota e, per raggiungere la Sicilia, attraversò tutta l’Italia subendo una bufera di neve e un attacco di lupi sulle montagne dell’Abruzzo. Arrivò tra gli ultimi ma, l’anno dopo, con un’Alfa Romeo era secondo. La leggendaria corsa, nata nel 1906,e rimasta nel cuore di tutti i palermitani: tra i ricordi più belli di ciascuno c’è una scampagnata a Cerda, sotto il bel sole di una domenica di maggio e i campi gialli di acetoselle, per vedere passare la "Targa". La Ferrari vinse sei edizioni della Targa di velocità e, ancora oggi, gli over quaranta ricordano con intatta passione i duelli tra le "rosse" di Vaccarella, Bandini, Gendebien, Von trips, Hill e le Porsche argentate di Bonnier, Pucci, Elford e Maglioli. Anche la Targa Florio, come il calcio, è una nobile decaduta: trasformata in rally per sopravvivere è stata declassata e, dal prossimo anno, non sarà più valida per il Campionato italiano assoluto. La Sicilia con la Targa Florio fu una capitale mondiale dell’automobilismo. Si spiega, quindi, anche con la nostalgia tanta passione per Schumacher.

E’ giusta la politica della Regione siciliana di promuovere in Sicilia grandi eventi sportivi. Da Italia ‘90 ai Mondiali di ciclismo fino al bagno di folla delle "rosse" sono stati grandi successi di pubblico e dell’immagine della Sicilia nel mondo, spot turistici efficaci. Non bisogna, però, tralasciare l’attività sportiva di base, altrimenti avremmo creato un popolo di tifosi seduti. E se la Formula 1 in Sicilia, come hanno spiegato Montezemolo e Todt, è un sogno impossibile, tanta passione merita altri grandi traguardi.

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