22 ottobre 2004


 

 

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STORIE DI MARE E DI UOMINI

MAURIZIO GIGANTE
UN PROFETA DELLA VELA


Alla vigilia della sua partenza per l’Australia dove prenderà parte ad un’impresa emozionante, la traversata dell’Oceano Indiano a bordo di Thico IV, abbiamo tracciato un profilo di questo
sportivo con la passione per lo sport e la vela nel loro significato più puro.


di Alessandro Costanzo Matta



22 ottobre - Avevo spesso sentito parlare di Maurizio Gigante, più volte avevo letto il suo nome nelle cronache sportive come atleta, come giornalista ed altrettanto noto mi era il suo volto.

Poi una barca a vela per lunghe traversate, un Amel Santorin di 14 metri: Thico IV degli skipper Umberto De Luca e Alfredo Fiocco che, da Capo d’Orlando con una seconda partenza da Palermo, il 13 settembre 2003 hanno iniziato il giro del mondo in direzione Ovest.
A bordo c’era anche Maurizio Gigante che realizzava così un sogno inseguito per anni.
Ma chi è davvero Maurizio?
Una delle tante risposte non può che concretizzarsi sentendo chi lo conosce da poco, da molti anni o i suoi nuovi allievi.
 Uomo, atleta, velista, sportivo” – Un profeta dello sport della vela.
Un uomo generoso, buono, cordiale, paziente. Un atleta determinato, infaticabile, corretto, altruista. Un velista abile, capace, intuitivo, attento. Uno sportivo a trecentosessanta gradi, attore o spettatore, tifoso o critico, comunque sotto il segno del rispetto dell’atleta, pronto ad applaudire un bravo avversario e a riconoscere il proprio errore, sempre con la capacità di emozionarsi e commuoversi”.
Un quadro più che delineato del professionista, dell’atleta che dopo aver scoperto il mare e la passione per la vela d’altura, aver coronato il sogno di una traversata sicuramente affascinante e che ti segna per sempre dentro, ha deciso di bissare l’impresa.


Maurizio Gigante in un momento di relax e  in navigazione mentre fotografa dalla prua della sua barca una balena.

Maurizio Gigante si è “risvegliato” dal suo sogno divenuto realtà a fine Dicembre, ha salutato “Thico” ed è tornato in Sicilia. Ma quando il 23 Gennaio De Luca e Fiocco hanno attraversato il canale di Panama facendo il loro ingresso nel Pacifico, Maurizio – dopo più di nove mesi - ha deciso di riprendere a “sognare”.

Maestro di vita, istruttore di derive da qualche anno è diventato anche istruttore di vela d’altura, un impegno che è croce e delizia dei suoi fine settimana. E’ un insegnante molto bravo, ha affinato tecniche e metodi di istruzione che appassionano e divertono i suoi allievi. Inutile dire che tutto ciò lo riempie giustamente di orgoglio ma lui, modesto come sempre non se ne fa un vanto.
Non solo un maestro e praticante, dunque, ma anche un “navigatore” nel senso più antico e nobile che questa parola può assumere per gli italiani, da sempre un popolo che con il mare e sul mare ha costruito la propria esistenza.
Navigatore in Oceano Atlantico, l’incontro con la balena, il mare “diverso”, quello duro, quello che ti mette alla prova, che ti da la misura delle tue capacità. E adesso un altro grosso impegno, quasi mezzo giro del mondo, sei mesi di mari difficili, impegnativi che
fai fatica già a pensarli, che li guardi sulla carta e sono grandissimi. Ma lui è sereno, è quello che ha sempre sognato, e adesso può finalmente stringerlo tra le mani. Ha tutte le capacità e le conoscenze che gli servono e, soprattutto, ha il coraggio di andare, che alla fine è quello che manca a tutti quelli che ne parlano ma poi non vanno.

Il 24 ottobre Maurizio Gigante raggiungerà Thico IV in Australia per dare il cambio ad Umberto De Luca.
La curiosità a questo punto ha avuto il sopravvento e ho chiesto di poterlo incontrare.
Non ha l’aspetto da lupo di mare, Maurizio Gigante, ma certamente dentro lo è. Si definisce come uno che vuole cogliere le occasioni e non se le lascia scappare. Per verificarsi, per capire se le emozioni che gli fanno tremare l’anima nella vita di tutti i giorni sono le stesse che prova a mare e che lo vedono sia spettatore che attore.
Come raccontava Silvia, la sua compagna di vita, Maurizio è sempre stato uno sportivo: tennis, atletica, corsa campestre con levatacce all’alba per lungo tempo lo hanno accompagnato prima di presentarsi in banca in perfetto orario.
Ama vincere, ma preferisce perdere bene, piuttosto che vincere male. Uno sportivo doc, dunque, palermitano, classe 1949.
Il “Lei” gli dà fastidio e passa subito al “tu”.
Ascoltandolo si avverte a pelle che ce l’ha nella mente e nell’anima, il mare. La passione per il sesto continente, e nella fattispecie per la vela, è qualcosa che ha avuto sempre dentro. All’inizio veleggiava insieme a Gianni Mazza e Renato Grosso. Partivano dallo scivolo dove i pescatori di Mondello Paese tenevano le loro barche.
Con degli Zef, piccole derive dalla carena rotonda, e lui, Maurizio, col suo Vaurien una barca di poco più di 4 metri costruita in termanto, leggera inaffondabile, una delle più indicate per approcciarsi alla vela.
Esordisce con il Vela Club e infine è in pianta stabile al Club Albaria da oltre dieci anni.
Pur avendo cominciato tardi (25 anni per le prime regate di circolo) la sua è stata una vera e propria escalation.
Nella vela d’altura una delle stagioni migliori fu con “Filo da Torcere” del cavaliere Ducrot, che ha lasciato il segno, con Agostino Randazzo al timone e Maurizio Gigante spesso impegnato come prodiere, ruolo delicato ed il più delle volte ingrato.

Il prodiere a fine regata quasi sempre si prende i rimproveri di tutti - spiega Maurizio – e quando si vince non è mai per merito suo”. Una stagione felicissima quella con “Filo da Torcere” con un secondo e terzo posto ai Campionati Assoluti a Capri (1985). Nell’87 un titolo Italiano Assoluto con Sumbra IV, una barca toscana con un equipaggio eterogeneo formato da elementi provenienti da tutta Italia. Un buon successo nella regata della Giraglia con un secondo posto alle spalle dei francesi. E poi ancora tante gare a bordo di altre barche palermitane e nazionali.

Alcune delle soddisfazioni maggiori sono venute con la J/24 barca monotipo di m 7,30, un’imbarcazione lenta, scomoda nella cui classe si radunavano i più forti timonieri italiani dando vita a regate tutte di altissimo livello. Diversi i titoli mondiali ed europei vinti da team italiani in questa classe strepitosa che annovera, ed è storia recente -  ricorda Maurizio – nomi del calibro di Vasco Vascotto e Luca Santella.

Nel carnet di Maurizio Gigante c’è anche una Middle Sea Race, classica del Mediterraneo che proprio sabato scorso ha preso il via per la sua XXV edizione, con un equipaggio polacco a bordo di “Storm Faugel” un katch di 22 metri, famosissimo, che all’epoca aveva al suo attivo un gran numero di record di traversate oceaniche. E poi ancora parecchi titoli italiani e numerosissimi titoli siciliani sempre nel vasto panorama della vela d’altura, poi facendo un percorso assolutamente al contrario e passato alle derive Laser e Laser 2, dove, a dispetto dell’età e di qualche acciacco messi a tacere da una smisurata quantità di passione e determinazione, ha continuato a mietere successi.

Come portacolori dell’Albaria ricorda un paio di campionati italiani di Hobie Cat, una vittoria ai campionati zonali, una preolimpica di Laser prima delle Olimpiadi di Barcellona, tante regate d’altura, tre titoli regionali, uno con Ermanno Basile e due con Francesco Siculiana. E con Albaria la pratica di un altro sport: il windsurf, che per Maurizio è fascino del contatto immediato con il mare ed una sensazione inebriante governare la tavola in simbiosi perfetta con il mare e il vento.

Nel 2003 il grande salto.
Con la circumnavigazione del globo in direzione Ovest di Thico IV si prospetta a Maurizio la possibilità di gustare una fetta della torta: la traversata dell’Atlantico. Saltare quel fosso che separa il velista dal navigatore e mettersi alla prova con tutte quelle forze sconosciute, soltanto immaginate o appena avvertite, che sono fuori e dentro ogni essere umano.

Non è inseguire un refolo di vento che ti porta primo alla boa - afferma Gigante – Non è più il confronto con gli avversarsi ma quello con il proprio io, con i disagi e con gli elementi naturali che ti circondano, che in un attimo di distrazione possono anche annientarti”.

Tra le mille emozioni che il mare gli ha regalato,  un suono gli rimarrà impresso per sempre.

 Un giorno in pieno Oceano Atlantico, mare mosso, dentro un’onda vedo un siluro velocissimo. Era una balena azzurra, un balenottero di 7-8 metri. Ci ha seguito tutto il giorno. Poi veniva sotto la barca e sempre più vicino, giocava col timone della barca ad una distanza di un metro, cosa che ci preoccupava non poco – continua Maurizio - Il giorno dopo non l’abbiamo visto. Il mare era calmissimo. Finito il mio turno di notte, sono andato in cuccetta a prua a dormire. E mentre mi distendevo ho sentito la “voce” della balena attraverso la plastica della barca. E’ stato il suono più bello che io abbia sentito a mare nella mia vita”.

Sensibile anche verso i problemi sociali, Maurizio Gigante, come socio della Lega Navale Italiana, collabora attivamente col suo presidente Carlo Bruno in favore di soggetti diversabili, che a contatto con il mare riescono a dimenticare i propri handicap, almeno per qualche giorno.

Possiede inoltre una barca con cui viaggia e che impiega per fare scuola di vela e per il conseguimento di patenti nautiche. E’ il suo piccolo regno. Quello di un uomo che ha realizzato e sta realizzando i suoi sogni.

Non ho chiesto moltissimo - dice Maurizio - ma alla fine sono un uomo fortunato e forse anche deciso, e riesco spesso con l’aiuto del Cielo ad ottenere quello che ho programmato”.

Ma anche quello che non era previsto.
Come l’avventura con Thico IV, “in cui sto dando una mano a degli amici e una mano a me – aggiunge – perché sinceramente non avrei mai sperato di fare un oceano, poi addirittura di farne due. Alla fine giunto a 2/3 per completare il giro del mondo dopo l’Oceano Atlantico e l’Oceano Indiano non mi resta che affrontare il Pacifico. Non è in programma, ma insomma, mai dire mai”.