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Albaria Magazine
Pubblicazione iscritta il 26/03/1983 al n.10 del Registro della Stampa presso il Tribunale di Palermo Direttore:
Vincenzo Baglione
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Volley 1999-2000

PALERMO VOLLEY
IL SOGNO, LA SORIA, LA SFIDA, I FEDELISSIMI, IL CAPITANO, LE CESSIONI E LE CONFERME, I NUOVI ARRIVI


Di Alessandra Viola

IL SOGNO
Migliaia di tifosi che affollano le tribune di un palazzetto nuovo fiammante incitando calorosamente la squadra della loro città. Cori, striscioni, tamburi, il nome dello sponsor e dei giocatori scandito dal pubblico. Spettatori in campo a fine partita che chiedono l'autografo ai loro campioni e scattano fotografie.
Una splendida realtà sportiva per molte località d'Italia; per Palermo e per la Sicilia solo un sogno. E sulle prime persino un po' visionario, tanto sembrava lontana la possibilità che si avverasse, senza che in città ci fosse nemmeno un Palasport adatto ad ospitare una squadra di serie A.
Solo un sogno.
Almeno fino all'estate del 1998 quando qualcuno, complice il sindaco Orlando, si mobilitò per realizzarlo mettendosi alla ricerca di qualcosa di davvero 'speciale'.
Già avviati i lavori per l'edificazione di una grande struttura da 5.000 posti allo ZEN, il famoso palazzetto dello sport che Palermo aspettava da anni (e che doveva essere realizzato per le Universiadi), il problema inizialmente fu 'solo' quello di decidere a quale disciplina destinarlo per farne un polo sportivo di rilievo per la città e per l'intera regione.
La scelta cadde sulla pallavolo maschile di vertice, che in Sicilia mancava da oltre 25 anni (da quando cioé nei primi anni '70 la Paoletti Catania regalò uno scudetto) e in Italia faceva parlare di sé per i sorprendenti risultati in campo internazionale oltre che per la spettacolarità degli incontri che richiamavano migliaia di tifosi.

La storia
Fu a questo punto che il sindaco Orlando e Daniele Cuoghi, allora presidente della Tecno Ferrara Volley di A1, si misero in contatto per studiare i termini di una operazione volta al rilancio dello sport indoor palermitano. Ne sortì un programma decisamente inusuale, che non prevedeva la semplice cessione del titolo di A1 (operazione di per sé abbastanza frequente in ambito sportivo), ma il trasferimento in blocco della società a Palermo, dirigenza e giocatori compresi.
Seguirono mesi di trattative, tra alterne conferme e smentite che lasciarono i palermitani col fiato sospeso. Poi finalmente, grazie agli impegni presi dal Comune ed al coraggio di dirigenti come lo stesso Cuoghi e Stefano Recine (direttore sportivo tra i più noti e apprezzati in Italia che tra l'altro da due anni si occupa della 'campagna acquisti' della società), il 'progetto pallavolo' divenne realtà.
Non senza polemiche ovviamente, per i costi dell'operazione e per i 'tempi tecnici' dei lavori al palazzetto di Fondo Patti che, tra varie vicende (anche giudiziarie) si sono protratti fino ai nostri giorni. Per non parlare del rischio di 'rigetto' del tessuto di sportivi, amatori e pallavolisti che messi di fronte ad una squadra priva di qualunque tradizione, avrebbero potuto stentare ad identificarla con la città abbandonandola al suo destino.

La sfida
Si aprì così per il Palermo Team Volley (ormai conosciuto semplicemente come 'Iveco'), tra mille incertezze e altrettanti entusiasmi, la prima stagione in trasferta. In tutti i sensi, perchè rimandata di continuo la data fissata per la consegna del palazzetto, la squadra fu costretta a fare la pendolare tra l'adottiva Palermo e i campi di gara 'casalinghi' di Marsala e Trapani. Un grave handicap che minacciò in un primo momento, sommandosi ai tempi necessari all'inserimento della società in Sicilia, di compromettere gli enormi sforzi fatti per dare vita al progetto, tanto più che il rischio era quello di vedere a fine stagione sfumare tanta fatica a causa di un nuovo trasferimento della squadra in una città dalle strutture sportive più adeguate.
Con il passare dei mesi però, via via che il tecnico argentino Raoul Lozano metteva a punto i meccanismi e gli equilibri della squadra, e sempre più curiosi andavano ad osservare questa strana creatura, anche queste difficoltà finirono in secondo piano lasciando il posto, nel cuore dei tifosi, unicamente ai grandi successi di una stagione incredibile.
Solo qualche ostacolo insomma, quasi fisiologico per ogni grande scommessa. Una scommessa affrontata con convinzione ed entusiasmo e che oggi si può dire vinta su quasi tutti i fronti.
Un 'quasi' d'obbligo ora che la sfida, lungi dall'essere stata vinta una volta per tutte è anzi raddoppiata e oltre ai successi in campionato, a Cantagalli e compagni si chiede anche, con il Palasport di Palermo finalmente a disposizione, di coinvolgere il movimento giovanile e di conquistare il pubblico cittadino.
Un traguardo appena meno difficile del primo ma che sarebbe davvero il segnale del successo dell'intera operazione.
Il resto è storia recente. Storia di successi e di risultati prestigiosi mai ottenuti prima da una squadra siciliana, di una Final Four di Coppa Italia, di una Coppa Cev portata sorprendentemente a casa e di un quarto posto nei Play off del campionato più competitivo del mondo. Una squadra e una società che hanno insomma zittito anche i più dubbiosi raggiungendo quello che inizialmente era sembrato davvero un obbiettivo difficile da centrare, almeno a breve termine: affacciarsi nell'Olimpo della pallavolo italiana.

Il capitano
Capitan Cantagalli: impossibile non cominciare da lui. Da lui infatti, nell'estate del 1998, comincia anche la storia dell'Iveco, quando Recine, alle prime battute della campagna acquisti lo contattò per proporgli un campionato a Palermo. "Palermo? Ma se non c'é neanche una squadra!", avrebbe risposto chiunque. Luca invece accettò la sfida, primo a lanciarsi nel vuoto fidandosi del suo intuito e delle sue capacità. "Amo mettermi alla prova - vi risponderà tranquillo se gli chiedete cosa lo ha spinto a rimettersi in gioco a trentadue anni - traggo forza dalle difficoltà: sono quelle che mi spingono a migliorare" E c'é davvero da credergli se si scorre la sua impressionante carriera: oltre quindici anni di serie A passati tra Modena e Treviso dove ha raccolto qualcosa come sei scudetti, nove Coppe Italia, tre Coppe Cev, tre Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe e una Supercoppa Europea. Senza parlare dei secondi posti. Un medagliere impressionante che è però solo la punta di un iceberg fatto per altro di ben 340 presenze in nazionale con la quale ha vinto quattro World League, due Campionati del mondo, tre Europei, tre Coppe del Mondo e un argento alle Olimpiadi.
Uno schiacciatore di peso ed esperienza indiscutibile insomma, con un carisma da trascinatore e una sicurezza da campione che fanno di lui il capitano naturale di una squadra giovane e grintosa come l'Iveco. Ma anche una persona umile e un gran lavoratore, che sta costruendo con i suoi compagni una nuova realtà pallavolistica in Sicilia.

Le cessioni e le conferme
Hernandez, Diago, Milone, Spada e Modica: sono i cinque che quest'anno non vedremo giocare nell'Iveco ma in squadre avversarie (Spada a Cuneo, Milone e Modica a Montichiari, Hernandez a Roma). "Giocatori ai quali resto comunque grato e ai quali auguro ogni successo professionale, perché la nostra è una grande famiglia e chi ne esce continua a farne parte - secondo le parole di Daniele Cuoghi - cinque ragazzi che hanno faticato e sudato per ottenere i grandi risultati della scorsa stagione". Giusto che ci sia un pensiero anche per chi a Palermo ha dato un anno del suo lavoro ed ora tenta altrove nuove esperienze professionali.
Ora però sotto i riflettori ci sono altri cinque giocatori, che nell'Iveco sono voluti restare a continuare il lavoro impostato nella scorsa stagione per impiantare in pochi anni stabilmente la pallavolo professionistica a Palermo. "C'é ancora molto da fare - spiega l'olandese Henk Jan Held - l'anno scorso i risultati ci hanno aiutato, ma per arrivare più in alto c'é molta strada e solo con le vittorie possiamo sperare di legare a noi il pubblico. Per fortuna il palazzetto ci aiuterà, fornendo a noi un campo di gara fisso e a quanti vogliono seguire le partite un punto di riferimento chiaro". Held (oro olimpico nel 1996), Hristo Zlatanov (50 presenze in nazionale e una World League vinta nel 1999), il cubano Angel Dennis Diaz (una World League e un Campionato Panamericano in soli due anni di nazionale), i meno famosi ma non meno importanti Marco Vicini e Daniele Rossi: lo 'zoccolo duro' dell'Iveco. Qualcuno dopo averli visti in campo osa dubitare che siano all'altezza del loro compito?

I nuovi arrivi
Per completare una formazione che sulla carta è addirittura più competitiva di quella allestita la scorsa stagione e decisamente tra le favorite in campionato, sono arrivati da tutto il mondo.
In tre dall'Italia, intesa anche come maglia azzurra: autentici fenomeni come Leondino Giombini (Campione d'Europa agli ultimi Europei di Vienna e già due World League nel cassetto), Vigor Bovolenta (150 presenze in nazionale con le quali ha ottenuto tra l'altro tre World League, un Europeo e un'argento alle Olimpiadi) e il siciliano Massimiliano Di Franco, per la prima volta portacolori della sua regione dopo sei anni tra Treviso e Fano dove ha raccolto uno scudetto, una Coppa Cev e uno scudetto Juniores oltre a tre argenti agli Europei pre-juniores e juniores e ai mondiali pre-juniores. Tre giovani (rispettivamente 24, 25 e 21 anni) dai fisici imponenti e tutti sopra i due metri, dotati di una tecnica ma anche di una simpatia e di una disponibilità sorprendenti che ne faranno prevedibilmente gli idoli del pubblico femminile.
Le altre due new entry di quest'anno, rispettivamente dal Giappone e dal Brasile, riguardano invece il settore 'regia' e si chiamano Masayoshi Manabe e Marcelo el Garten. Rispettivamente il miglior giocatore nipponico di tutti i tempi e l'attuale campione sudamericano, oppure l'uomo simbolo della nazionale e palleggiatore titolare per tredici anni filati e il cinque volte consecutive campione di Brasile. Come volete. Rimane il fatto che tra il trentaseienne sei volte miglior giocatore del campionato del Sol Levante e il ventiquattrenne solare e fantasioso stella del campionato brasiliano, la sfida è aperta: il posto in campo è uno solo!
A proposito, non spaventatevi se volete incitarli dalle tribune: tra di loro si chiamano semplicemente 'Giombo', 'Bovo', 'Zlati' e 'Max', mentre i difficili nomi degli stranieri si riducono a Held, Dennis, Marcelo e Manabe.
Buon divertimento!

I FEDELISSIMI PALERMO
Nel cuore di molti comunque l'Iveco c'è già da un pezzo. Dall'anno scorso per la precisione, quando per seguire la 'loro' squadra alcuni si organizzarono a gruppetti per spostarsi a Trapani o a Marsala (talvolta anche più lontano per qualche trasferta), entusiasti di avere questo grande spettacolo sportivo finalmente dietro l'angolo.
E infatti si chiamano proprio così: 'Fedelissimi', con un nome che promette di non lasciare mai sola la squadra e mai vuota la curva del palazzetto a loro riservata, gli ultrà dell'Iveco. Una cinquantina di ragazzi e ragazze equipaggiati con cappellini, magliette e fischietti che hanno promesso di farcene vedere di tutti i colori grazie a coreografie, cori e ragazze pon-pon. Il tutto ovviamente con l'aiuto di 'Turi', il bel coccodrillone - mascotte tutto verde che campeggia anche al centro delle magliette ufficiali.
E tanto per non essere da meno anche l'organizzazione annuncia scintille per richiamare i più pigri e invogliare i curiosi. A quanto pare stanno infatti per essere messe a punto una serie di simpatiche iniziative collaterali (la Lega Pallavolo ha addirittura pubblicato un manualetto dove ne consiglia alle società circa 150 per avvicinare il pubblico a questo sport) per fare del palazzetto e degli incontri di pallavolo un punto di ritrovo per tutti.