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Prima Pagina è un servizio di Albaria per evidenziare alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno essere in seguito pubblicati anche sulla rivista Albaria Magazine

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Palermo li 13 aprile 2002

IL "CAVALIERE " E LO SQUALO PESCATO A MONDELLO NEL 1948
Di Alessandro Costanzo Matta

 Mondello, 1948. Una mattina d’estate la “Falena”,una barca gialla con la randa e il fiocco bianchi, si fermò a pochi metri dalla battigia, prua al vento. Soffiava da levante. Al timone Nino Corrao, un pescatore di Mondello paese.  Un salto, l’acqua alle ginocchia: le vele che sbattono freneticamente, ali di farfalla impazzita e per un attimo, solo per un attimo si gonfiano di vento. La “Falena” pare voler spiccare il volo verso il mare aperto, ma una presa forte e salda la cattura. Con una mano Corrao tiene la sua barca e con l’altra fa un cenno.
Un’allegra comitiva sulla spiaggia di Valdesi si mosse e salì a bordo. Una spinta, un altro salto e la barca scivolò leggera sull’acqua . Un incantevole volo verso una mèta da sogno: la grotta dell’olio.
Oltrepassato Capo Gallo la si incontra fra il promontorio della Puntazza e l’insenatura della Mezzaluna, prima di arrivare a Barcarello. È un antro naturale di roccia calcarea il cui ingresso, visibile anche con l’alta marea, si apre nelle propaggini del versante occidentale del Monte Gallo, direttamente sull’acqua.
L’organizzatore della suggestiva “spedizione” di quel giorno era un nobile trapanese innamorato della vita e del mare. A Valdesi dormiva nella camera di Dolores, la cuoca, che era costretta a sistemarsi altrove. Per lui quella era la stanza più bella di tutta la casa. Da lì si vedeva il mare: il mare del golfo di Mondello.
In quel mare l’occhio acuto del pescatore della “Falena” adesso percepisce un insolito bagliore. –Cavaleri isasse ‘u pedi – avverte Corrao. Il “cavaliere”, che  aveva immerso il piede nell’acqua salata per far cicatrizzare un minuscolo taglio, lo tirò fuori di scatto.
La pinna luccicante di uno squalo fendeva netta la superficie calma come l’olio. Tremenda e bellissima. Seguì la scia della barca fino all’imboccatura della grotta. Ammainata la randa ed inclinato l’albero verso poppa, la paranza a forza di remi penetrò nella caverna marina. Acqua trasparente, luce ineffabile, atmosfera irreale gli ingredienti della grotta dell’olio. Troppi per un goloso di emozioni. Lo squalo fuori nel mare scuro: il tocco finale.
Quell’aristocratico che al no della mafia a Palermo aveva risposto impiantando la propria attività nella Sicilia Orientale, alla barbarie nazista da partigiano nascondendosi nelle tombe per sfuggire alle SS e alla morte con la vita, rialzandosi da sotto un mucchio di cadaveri con un proiettile ad un passo dal cuore, si tuffa nell’acqua fosforescente. La nipotina, che lo avrebbe seguito fino in capo al mondo, si tuffa anche lei. La moglie e la cognata pietrificate. Impassibile Corrao nel suo sguardo azzurro trasparente. Non un azzardo, un’interpolazione del caso nell’ordine del mondo, ma pura simbiosi con il mare.
Pochi giorni dopo, lo squalo, che si era perso, fu pescato ed ucciso. Era di una specie fra le più temibili, di quelle che attacca l’uomo. Fu fatto a trance nella tonnara di Mondello paese e chissà forse venduto come tonno.
Passarono molti anni da quell’incredibile avventura e il “cavaliere” ormai vecchio si ritirò in una bellissima villa. Ad Ognina, sul mare. Indossava il suo parka, del tipo usato dai pescatori dell’oceano, e guardava le tempeste, da vicino: nel cuore il proiettile di un soldato sconosciuto, nemico e nell’anima il ricordo dello squalo di Mondello, un pesce, altrettanto sconosciuto, ma amico.