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Prima Pagina è un servizio di Albaria per evidenziare alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno essere in seguito pubblicati anche sulla rivista Albaria Magazine

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Da  La Repubblica   del 12 febbraio 2002

Helg ci ripensa:
"I consumatori vogliono lo shopping"
 A Mondello e nei mercati popolari ignorato il provvedimento del Comune che dispone la chiusura domenicale. Ma niente multe
Negozi aperti, tutti contro tutti Cammarata: "Aspetto l'intesa"

Palermo e il suo doppio. Nel commercio succede tutto e il contrario di tutto. Ormai è il caos, una torre di Babele, dove ognuno parla una lingua ignota agli altri. La rappresentazione che ne viene fuori è una via di mezzo tra la commedia degli equivoci e il teatro dell'assurdo. I protagonisti, come diceva Ennio Flaiano, sono indecisi a tutto: è altalenante il Comune, combattuto tra la sua anima liberista e il suo doppio dirigista; è ondivaga la Confcommercio con i suoi associati che marciano in ordine sparso, la grande distribuzione verso l'apertura domenicale, i piccoli, e non tutti, verso la chiusura; sono in mezzo al guado i commessi, stretti tra l'incudine del ricatto e il martello delle esigenze familiari; imita le tre scimmiette, infine, il corpo dei vigili urbani davanti ai negozi aperti domenica scorsa a Mondello e nei mercati popolari in barba all'ordinanza di divieto: non vede, non sente, non parla. E non vedendo, ovviamente, non fa multe ai trasgressori.
«Noi siamo per la chiusura domenicale e per i controlli finalizzati a reprimere chi non rispetta le regole - dice Giovanni Felice, segretario della Confesercenti - Ma a quanto pare la nostra posizione è isolata. Intorno a noi regnano la confusione e l'ambiguità. È cambiata l'orchestra ma la musica è sempre la stessa: i vigili che ignorano sistematicamente le ordinanze del sindaco. E non succede nulla». La colpa del caos, secondo la Confesercenti, è dell'ex commissario al Comune Guglielmo Serio, che ottenendo per Palermo lo status di «città d'arte» ha dato la stura all'arrembaggio domenicale. «Prima questo privilegio - aggiunge Felice - era appannaggio delle sole borgate marinare. E il sistema era stato già metabolizzato. Ora, invece, vige la confusione più totale».
Cambia linea la Confcommercio, finora contraria all'apertura: «Saremmo felici se avessimo l'opportunità di stare chiusi - dice il presidente Roberto Helg - Purtroppo è facile a dirsi ma difficile a farsi. E non per colpa della grande distribuzione. Queste aziende saranno sì e no una decina a Palermo e pertanto non in grado di influenzare le scelte. Il problema è che ormai i consumatori chiedono che gli esercizi restino aperti anche la domenica. È da loro che bisogna partire per dettare le nuove regole. Che, come sostiene l'assessore Terranova, devono però essere uguali per tutti. Siamo preoccupati e restiamo in attesa di vedere cosa succederà domenica prossima».
Esprime indignazione e sconcerto Benedetto Romano, segretario di Adiconsum, la più grande associazione di consumatori: «Le regole le fa il mercato. E gli amministratori, prima di dare un ordine, debbono essere sicuri di essere in grado di farlo rispettare. Invece, vergognosamente, vige l'anarchia, che finisce con il penalizzare i commercianti più corretti. Noi siamo per la liberalizzazione più totale, che non vuol dire obbligo ad aprire; che sia però assoggettata a regole certe. Bisogna armonizzare il sistema e impedire disparità di opportunità; che si mettano d'accordo le varie organizzazioni per decidere una volta per tutte cosa fare. Ad esempio, si potrebbe fare come in passato per i bar: che ognuno scelga il giorno in cui restare chiuso. Chiediamo infine che vengano attuati i controlli, non solo per punire chi trasgredisce ma per verificare che venga rispettato il contratto di lavoro. Devono scendere in campo anche gli ispettori del lavoro e la magistratura per salvaguardare i diritti del personale». Sulla stessa linea Davide Faraone, segretario cittadino e consigliere comunale Ds: «Le decisioni prese vanno fatte rispettare».
Piccoli esercenti e commessi sono in gran parte per la chiusura. In un sondaggio fatto dalla Cisl, il 56 per cento dei dipendenti ha espresso parere contrario all'apertura domenicale. «Dopo una settimana di lavoro - dice Valentina, commessa de "La vie en rose", in via Ruggero Settimo - spetta anche a noi un po' di tregua. Il giorno di riposo è un diritto inalienabile. Le mie titolari sono con noi; anche loro, d'altra parte, tengono famiglia». «Se non ci riposiamo domenica vuol dire proprio che siamo ridotti peggio degli schiavi», dice Tania Petitto, titolare di "Via Gluck", in via Principe di Belmonte.
E il sindaco Diego Cammarata? Condivide la posizione espressa dall'assessore alle Attività produttive, Giacomo Terranova. Cioè rimette, spiega il suo ufficio stampa, la decisione se aprire o no nelle mani dei commercianti: «Che si mettano d'accordo trovando una mediazione tra le varie anime». Nel frattempo? Il caos.

Tano Gullo