20 dicembre

 
 

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è un servizio di Albaria nato nel 1998, per evidenziare alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno essere in seguito pubblicati anche sulla rivista Albaria Magazine
 

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FEDERVELA
SI DIMETTE IL CONSIGLIERE CARLO CROCE.
“NON VOGLIO NON ESSERE UTILE”

Lascia la FIV una delle figure più carismatiche del mondo della vela, il presidente dello Yacht Club Italiano di Genova, il sodalizio di Luna Rossa e da pochi giorni decorato con il Collare d’Oro dal CONI. Impegnato in una nuova iniziativa, la “Nave della Solidarietà”, Croce ha comunicato a marzo le sue dimissioni, ratificate a fine anno 2006 dalla Federvela. “Lascio per i troppi impegni – ha detto Croce – ma con poteri diversi sarei rimasto. Mi piacerebbe essere utile e cosi, così non lo sono”. Ne parliamo in un’intervista esclusiva disponibile on line nella sezione VideoNews.

 

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Video intervista a Carlo Croce


di Dina Lauricella, Fabrizio Dalle Nogare

20 dicembre - Non sono le dimissioni di una persona qualsiasi quelle di Carlo Croce, presidente del più antico club velico d’Italia con cui si è tesserata Alessandra Sensini dopo il bronzo di Atlanta e l’oro di Sydney conquistati con i colori dell’Albaria. La ratifica delle dimissioni del consigliere nazionale Carlo Croce, presidente onorario di Luna Rossa, nonché nuovo eletto e papabile successore di Gaibisso alla guida della Fiv, è stata data dalla Federvela in un comunicato diffuso in questi giorni, che annuncia anche le dimissioni del genovese ai vertici della Corte Federale, Glauco Valerio Briante. Il presidente Gaibisso a riguardo dichiara che “le ragioni della scelta dell’amico Croce sono state al centro di un lungo colloquio, attraverso il quale mi sono reso conto di quanto i suoi impegni lasciassero poco spazio per servire la Federazione nel modo più completo”.

Sul tema è intervenuto anche Vincenzo Pottino, uno dei quattro nuovi volti del consiglio che, nel rispetto del suo mandato, non ha esitato a mettere in discussione la politica e l’operato dei vertici federali prima e durante il nuovo mandato: “Le dimissioni di un personaggio autorevole come Carlo Croce sono una grossa perdita per la Federvela, che comunque continuerà a trarre dei benefici dalle varie iniziative che Croce, con il suo circolo porterà avanti”.
Se comunque Croce, eletto nel Consiglio Nazionale della Federvela a febbraio 2005 risultando nono per numero di voti ricevuti, sottolinea di non essersi sentito utile all’interno dell’attuale consiglio è plausibile domandarsi perchè non vengono messi a proprio agio dalla Federvela quei soggetti che ne hanno le potenzialità.
In FIV, dove Gaibisso sottolinea che Croce si è visto poco, si tiene invece a sottolineare come “la decisione non abbia alcun significato critico”. Ma è legittimo sollevare un dubbio ascoltando le dichiarazioni dalla viva voce di Carlo Croce, “se fosse stato molto chiaro quello che avrei potuto dare alla Federazione, forse sarei rimasto nel Consiglio. Con poteri diversi, magari delegando qualche buon professionista, si sarebbe forse potuto far qualcosa”. Parole, insomma, che non solo suggeriscono la possibilità che non siano soltanto i crescenti impegni ad averlo indotto a rassegnare le dimissioni, ma che lasciano anche sperare in una sua possibile ricandidatura.
Di questo, ma anche dell’avventura di Luna Rossa in vista delle regate di Valencia, del Collare d’Oro ricevuto dalle mani del premier Romano Prodi, del futuro della vela italiana e di altro ancora ci parla Carlo Croce.

Intervista di Dina Lauricella


Carlo Croce, Presidente dello Yaching Club di Genova Presidente, cosa significa per un club prestigioso come lo Yacht Club di Genova ricevere un’onorificenza così importante come il Collare d’Oro?
È un grande onore. È la più alta onorificenza che il CONI riconosce ad un’associazione. Noi ne siamo stati entusiasti. Il fatto che ce l’abbiano data è legato agli oltre 130 anni di storia del club, ma vi è da dire che noi abbiamo ancora risultati sportivi di alto profilo. Come ho raccontato al Presidente del Consiglio Prodi, nel corso della cerimonia, il giorno prima di ricevere il Collare d’Oro il nostro Club aveva vinto 3 campionati italiani delle classi olimpiche a Napoli. Non voglio essere io a dire che ce lo meritiamo, ma certamente la nostra storia è costellata di successi continui.
Da poco si è dimesso dalla Federazione. La cosa non è passata inosservata anche perché era tra i papabili futuri presidenti. Come mai questa scelta?
Innanzitutto perché ho un’iniziativa nuova, una nave solidale che fa parte di una fondazione la cui missione è aiutare le associazioni di ragazzi con disagio. È una nave di 62 metri, costosissima, che è qui nel porto di Genova e che girerà per tutto il mondo. La Marina Militare ci darà l’equipaggio, è un impegno gravosissimo per me e per il club. La Federazione richiede molto sforzo. Io, personalmente, sono abituato a fare cose che incidono sui fatti. La Federazione ha una struttura molto importante, che faticosamente va avanti e dove, secondo me, l’apporto di una persona è molto marginale. Avendo tante cose da fare, ho preferito lasciare il posto a qualcun altro. Non voglio che suoni come una critica, perché capisco che è una fatica immensa per Gaibisso e per tutta la squadra, ma è una gestione che richiede molto tempo e io, onestamente, non ce l’ho.
Questo club è nato prima ancora che nascesse la Federazione Italiana Vela. Lei ha detto: una persona in meno non cambia nulla. Ma nel suo caso è come se andasse via un pezzetto della storia della vela.
È vero, la Federazione ha preso il posto di quello che una volta era il club, ovvero una associazione di circoli in tutta Italia, Palermo per prima, Napoli, Trieste. Poi, quando con le leggi del Fascismo è stato fondato il CONI, sono state create le Federazioni. Può essere vero che la mia famiglia e il nostro circolo costituiscano un piccolo pezzo della storia della Federazione, e proprio per questo sento che è un impegno importante. Forse un giorno, avessi tempo, mi piacerebbe fortemente impegnarmi di nuovo, e questo l’ho sempre detto anche a Gaibisso. Non mi sento di non essere utile. Ecco, forse la sintesi di tutto questo è: a me piacerebbe essere utile e così non lo sono.
Con poteri diversi, in qualità di consigliere, sarebbe rimasto all’interno della Federazione?
Forse sì, se fosse stato molto chiaro quello che avrei potuto dare e fare, forse sarei rimasto. Resta il fatto che io, in questo momento, non ho proprio il tempo materiale, perché ho anche un lavoro, una famiglia, questa fondazione e lo Yacht Club. Con poteri diversi, delegando qualche buon professionista, si potrebbe far qualcosa. Forse sì.
Presidente, Lei come ha vissuto la polemica Pottino-Gaibisso?
Ho vissuto uno scambio di mail prima del giorno del Consiglio e quindi mi manca tutto quello che c’era a monte. Ho assistito in Consiglio a questa discussione, nella quale io ho votato, come gli altri consiglieri, a favore di Sergio Gaibisso. Credo che se la stessa cosa, che probabilmente aveva anche tantissimi elementi giusti, fosse stata presentata e discussa in una maniera più pacata e più corretta, sarebbe stato utile. Secondo me gridare non serve a nessuno, mettere in imbarazzo una persona come Sergio ancor meno, quindi credo che il metodo deve essere un altro. Non giudico la sostanza, dove probabilmente c’erano anche delle ragioni, perché non la conosco fino in fondo.
Considerata la sua esperienza all’interno della Federazione, alla vela mancano soldi o mancano migliori amministratori?
Migliori amministratori sono sempre appetibili. Mi piacerebbe che ci fosse più gente competente di vela seduta in Consiglio, la legge Melandri impone la presenza di 32 persone rendendo tutto più macchinoso e complicato. Probabilmente una struttura più agile e più professionale potrebbe permettere di fare meglio.
L’ultima finanziaria consente di destinare il 5 per mille alla Federazione Italiana Vela. Lei come vede questa scelta?
Mi pare un’ottima iniziativa, perché secondo me la Federazione ha bisogno di mezzi sempre maggiori. Se noi paragoniamo, ad esempio, il budget della preparazione olimpica che hanno oggi gli inglesi o i francesi, che una volta erano considerati delle cenerentole, è evidente che ogni euro in più è utile. Dal 2008 spero ci sia anche la nostra fondazione fra i destinatari del 5 per mille. In quel caso, evidentemente, preferisco che i soldi rimangano a casa nostra. Ma adesso noi lo destiniamo alla FIV.
Ci avviciniamo a Valencia 2007. Lei è il presidente dello Yacht Club di Genova e presidente onorario di Luna Rossa. Come si sta preparando, anche emotivamente, a vivere questo appuntamento e che cosa potrebbe significare?
Sono molto coinvolto. A Valencia abbiamo fatto delle regate amichevoli e io ero a bordo come diciottesimo. Per lo Yacht Club, naturalmente, è importante essere in quello che sarà il centro velico del mondo nel 2007, specialmente in una barca come Luna Rossa che mi pare rispecchi tantissimo, nel modo di comportarsi e nel modo di presentarsi, la nostra tradizione, fatta di discrezione e sobrietà. Credo che abbiamo buone possibilità di fare una figura decente. Nei match che abbiamo avuto con le barche nuove ci siamo trovati bene. Fra pochissimi giorni portiamo a Valencia l’ultima barca e sono contento del fatto che noi siamo fra i pochi che siamo rimasti in Spagna anche in inverno, al contrario di neozelandesi, americani e svizzeri. Abbiamo avuto la fortuna di trovare un inverno meno rigido del solito, che può darci continuità. Per noi e per i nostri soci avere una bandiera lì, concludendo, è un fatto molto prestigioso e ne sono felice. Credo che faremo una bella regata.
Ci racconta la vita e l’organizzazione di questo team multinazionale?
Passare una giornata con loro è veramente una sfida. Ci sono quasi 30 nazioni nel nostro team di 120 persone, dove si parla un inglese incomprensibile perché fatto da neozelandesi, scozzesi, americani. C’è un’atmosfera di grande entusiasmo. Francesco De Angelis ha la straordinaria qualità di saper fare gruppo e di tenere tutti sulla corda. Credo che siano tutti coscienti di vivere un’esperienza che riserva moltissimo. Anche coloro che hanno un ruolo secondario, sono coscienti di fare scuola di vita.