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 è un 
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           nato nel 1998, per evidenziare 
            alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno 
            essere in seguito pubblicati anche sulla rivista   
           
           
            Albaria Magazine 
  
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          è 
            un servizio di Albaria per evidenziare 
            alcuni avvenimenti che corredati da immagini fotografiche potranno 
            essere in seguito pubblicati anche sulla rivista Albaria 
            Magazine  
            
          
          
           
          
              
           
            
          
            
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          Magazine 
          Pubblicazione iscritta il 26/03/1983 al n.10 del Registro della Stampa
          presso il Tribunale di Palermo 
            Tutti i
          diritti sono riservati 
          E-mail: albaria@tin.it 
			  
        
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				FEDERVELA 
		SI DIMETTE IL CONSIGLIERE CARLO CROCE. 
		“NON VOGLIO NON ESSERE UTILE” 
        Lascia la FIV una delle figure più 
		carismatiche del mondo della vela, il presidente dello Yacht Club 
		Italiano di Genova, il sodalizio di Luna Rossa e da pochi giorni 
		decorato con il 
		Collare d’Oro dal CONI. Impegnato in una nuova iniziativa, la “Nave 
		della Solidarietà”, Croce ha comunicato a marzo le sue dimissioni, 
		ratificate a fine anno 2006 dalla Federvela. “Lascio per i troppi impegni – ha detto 
		Croce – ma con poteri diversi sarei rimasto. Mi piacerebbe essere utile 
		e cosi, così non lo sono”. Ne parliamo in un’intervista 
		esclusiva disponibile on line nella sezione VideoNews. | 
			 
		 
		
				  
		
		 
		di Dina Lauricella, Fabrizio Dalle Nogare 
		 
		20 dicembre - Non sono le dimissioni di una persona qualsiasi quelle di 
		Carlo Croce, presidente del
		più antico club 
		velico d’Italia con cui si è tesserata
		Alessandra Sensini 
		dopo il bronzo di Atlanta e l’oro di Sydney conquistati con i colori 
		dell’Albaria. La ratifica delle dimissioni del consigliere nazionale 
		Carlo Croce, 
		presidente onorario di
		Luna Rossa, 
		nonché nuovo eletto e papabile successore di Gaibisso alla guida della
		Fiv, è stata data dalla Federvela 
		in un
		
		comunicato diffuso in questi giorni, che annuncia anche le 
		dimissioni del genovese ai vertici della Corte Federale, Glauco 
		Valerio Briante.
		Il presidente Gaibisso a riguardo dichiara che “le ragioni della scelta 
		dell’amico Croce sono state al centro di un lungo colloquio, attraverso 
		il quale mi sono reso conto di quanto i suoi impegni lasciassero poco 
		spazio per servire la Federazione nel modo più completo”.  
		
		Sul tema è 
		intervenuto anche Vincenzo Pottino, uno dei quattro nuovi volti del consiglio che, 
		nel rispetto del suo mandato, non ha esitato a
		
		mettere in discussione la politica e l’operato dei vertici federali 
		prima e durante il nuovo mandato:
		“Le dimissioni di un personaggio autorevole come Carlo Croce sono una 
		grossa perdita per la Federvela, che comunque continuerà a trarre dei 
		benefici dalle varie iniziative che Croce, con il suo circolo porterà avanti”. 
		Se comunque Croce,
		eletto 
		nel Consiglio Nazionale della Federvela a febbraio 2005  
		risultando nono per numero di voti ricevuti, sottolinea di non essersi 
		sentito utile all’interno dell’attuale consiglio è plausibile domandarsi 
		perchè non vengono messi a proprio agio dalla Federvela quei soggetti 
		che ne hanno le potenzialità. 
		In FIV, dove Gaibisso sottolinea che Croce si è visto poco, si tiene invece a sottolineare come “la 
		decisione non abbia alcun significato critico”. Ma è legittimo 
		sollevare un dubbio ascoltando le dichiarazioni dalla viva voce di Carlo 
		Croce, “se fosse stato molto chiaro quello che avrei potuto dare alla 
		Federazione, forse sarei rimasto nel Consiglio. Con poteri diversi, 
		magari delegando qualche buon professionista, si sarebbe forse potuto 
		far qualcosa”. Parole, insomma, che non solo suggeriscono la 
		possibilità che non siano soltanto i crescenti impegni ad averlo indotto 
		a rassegnare le dimissioni, ma che lasciano anche sperare in una sua possibile ricandidatura. 
		Di questo, ma anche dell’avventura di Luna Rossa in vista delle regate di 
		Valencia, del Collare d’Oro ricevuto dalle mani del premier Romano 
		Prodi, del futuro della vela italiana e di altro ancora ci parla Carlo 
		Croce. 
		 
		Intervista di Dina Lauricella 
		
		 
		
		
		   Presidente, cosa significa per un club prestigioso come lo 
		Yacht Club di Genova ricevere un’onorificenza così importante come il 
		Collare d’Oro? 
		È un grande onore. È la più alta onorificenza che il CONI riconosce ad 
		un’associazione. Noi ne siamo stati entusiasti. Il fatto che ce 
		l’abbiano data è legato agli oltre 130 anni di storia del club, ma vi è 
		da dire che noi abbiamo ancora risultati sportivi di alto profilo. Come 
		ho raccontato al Presidente del Consiglio Prodi, nel corso della 
		cerimonia, il giorno prima di ricevere il Collare d’Oro il nostro Club 
		aveva vinto 3 campionati italiani delle classi olimpiche a Napoli. Non 
		voglio essere io a dire che ce lo meritiamo, ma certamente la nostra 
		storia è costellata di successi continui. 
		
              
		Da poco si è dimesso dalla Federazione. La cosa non è 
		passata inosservata anche perché era tra i papabili futuri presidenti. 
		Come mai questa scelta? 
		Innanzitutto perché ho un’iniziativa nuova, una nave solidale che fa 
		parte di una fondazione la cui missione è aiutare le associazioni di 
		ragazzi con disagio. È una nave di 62 metri, costosissima, che è qui nel 
		porto di Genova e che girerà per tutto il mondo. La Marina Militare ci 
		darà l’equipaggio, è un impegno gravosissimo per me e per il club. La 
		Federazione richiede molto sforzo. Io, personalmente, sono abituato a 
		fare cose che incidono sui fatti. La Federazione ha una struttura molto 
		importante, che faticosamente va avanti e dove, secondo me, l’apporto di 
		una persona è molto marginale. Avendo tante cose da fare, ho preferito 
		lasciare il posto a qualcun altro. Non voglio che suoni come una 
		critica, perché capisco che è una fatica immensa per Gaibisso e per 
		tutta la squadra, ma è una gestione che richiede molto tempo e io, 
		onestamente, non ce l’ho.  
		
              
		Questo club è nato prima ancora che nascesse la 
		Federazione Italiana Vela. Lei ha detto: una persona in meno non cambia 
		nulla. Ma nel suo caso è come se andasse via un pezzetto della storia 
		della vela. 
		È vero, la Federazione ha preso il posto di quello che una volta era il 
		club, ovvero una associazione di circoli in tutta Italia, Palermo per 
		prima, Napoli, Trieste. Poi, quando con le leggi del Fascismo è stato 
		fondato il CONI, sono state create le Federazioni. Può essere vero che 
		la mia famiglia e il nostro circolo costituiscano un piccolo pezzo della 
		storia della Federazione, e proprio per questo sento che è un impegno 
		importante. Forse un giorno, avessi tempo, mi piacerebbe fortemente 
		impegnarmi di nuovo, e questo l’ho sempre detto anche a Gaibisso. Non mi 
		sento di non essere utile. Ecco, 
		forse la sintesi di tutto questo è: a me piacerebbe essere utile e così 
		non lo sono. 
		
                                
              
		Con poteri diversi, in qualità di consigliere, sarebbe 
		rimasto all’interno della Federazione? 
		Forse sì, se fosse stato molto chiaro quello che avrei potuto dare e 
		fare, forse sarei rimasto. Resta il fatto che io, in questo momento, non 
		ho proprio il tempo materiale, perché ho anche un lavoro, una famiglia, 
		questa fondazione e lo Yacht Club. Con poteri diversi, delegando qualche 
		buon professionista, si potrebbe far qualcosa. Forse sì. 
		
              
		Presidente, Lei come ha vissuto la polemica 
		Pottino-Gaibisso? 
		Ho vissuto uno scambio di mail prima del giorno del Consiglio e quindi 
		mi manca tutto quello che c’era a monte. Ho assistito in Consiglio a 
		questa discussione, nella quale io ho votato, come gli altri 
		consiglieri, a favore di Sergio Gaibisso. Credo che se la stessa cosa, 
		che probabilmente aveva anche tantissimi elementi giusti, fosse stata 
		presentata e discussa in una maniera più pacata e più corretta, sarebbe 
		stato utile. Secondo me gridare non serve a nessuno, mettere in 
		imbarazzo una persona come Sergio ancor meno, quindi credo che il metodo 
		deve essere un altro. Non giudico la sostanza, dove probabilmente 
		c’erano anche delle ragioni, perché non la conosco fino in fondo. 
		
              
		Considerata la sua esperienza all’interno della 
		Federazione, alla vela mancano soldi o mancano migliori amministratori? 
		Migliori amministratori sono sempre appetibili. Mi piacerebbe che ci 
		fosse più gente competente di vela seduta in Consiglio, la legge 
		Melandri impone la presenza di 32 persone rendendo tutto più macchinoso 
		e complicato. Probabilmente una struttura più agile e più professionale 
		potrebbe permettere di fare meglio.  
		
              
		L’ultima finanziaria consente di destinare il 5 per mille 
		alla Federazione Italiana Vela. Lei come vede questa scelta? 
		Mi pare un’ottima iniziativa, perché secondo me la Federazione ha 
		bisogno di mezzi sempre maggiori. Se noi paragoniamo, ad esempio, il 
		budget della preparazione olimpica che hanno oggi gli inglesi o i 
		francesi, che una volta erano considerati delle cenerentole, è evidente 
		che ogni euro in più è utile. Dal 2008 spero ci sia anche la nostra 
		fondazione fra i destinatari del 5 per mille. In quel caso, 
		evidentemente, preferisco che i soldi rimangano a casa nostra. Ma adesso 
		noi lo destiniamo alla FIV. 
		
              
		Ci avviciniamo a Valencia 2007. Lei è il presidente dello 
		Yacht Club di Genova e presidente onorario di Luna Rossa. Come si sta 
		preparando, anche emotivamente, a vivere questo appuntamento e che cosa 
		potrebbe significare? 
		Sono molto coinvolto. A Valencia abbiamo fatto delle regate amichevoli e 
		io ero a bordo come diciottesimo. Per lo Yacht Club, naturalmente, è 
		importante essere in quello che sarà il centro velico del mondo nel 
		2007, specialmente in una barca come Luna Rossa che mi pare rispecchi 
		tantissimo, nel modo di comportarsi e nel modo di presentarsi, la nostra 
		tradizione, fatta di discrezione e sobrietà. Credo che abbiamo buone 
		possibilità di fare una figura decente. Nei match che abbiamo avuto con 
		le barche nuove ci siamo trovati bene. Fra pochissimi giorni portiamo a 
		Valencia l’ultima barca e sono contento del fatto che noi siamo fra i 
		pochi che siamo rimasti in Spagna anche in inverno, al contrario di 
		neozelandesi, americani e svizzeri. Abbiamo avuto la fortuna di trovare 
		un inverno meno rigido del solito, che può darci continuità. Per noi e 
		per i nostri soci avere una bandiera lì, concludendo, è un fatto molto 
		prestigioso e ne sono felice. Credo che faremo una bella regata. 
		
              
		Ci racconta la vita e l’organizzazione di questo team 
		multinazionale? 
		Passare una giornata con loro è veramente una sfida. Ci sono quasi 30 
		nazioni nel nostro team di 120 persone, dove si parla un inglese 
		incomprensibile perché fatto da neozelandesi, scozzesi, americani. C’è 
		un’atmosfera di grande entusiasmo. Francesco De Angelis ha la 
		straordinaria qualità di saper fare gruppo e di tenere tutti sulla 
		corda. Credo che siano tutti coscienti di vivere un’esperienza che 
		riserva moltissimo. Anche coloro che hanno un ruolo secondario, sono 
		coscienti di fare scuola di vita. 
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